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W l’Amore !

Fa sorridere trovarsi in fila al supermercato e ricevere sul telefonino i messaggi, quasi in contemporanea, di qualcuno che apprezza il mio blog!

Liliana che addirittura propone un “Giosby for President” che davvero mi commuove…

e Cosimo Archibugi, che intuendo la mia dedizione alla psicanalisi, per me utilissimo strumento per districarsi nelle vicende della vita, seppure “non condividendo” considera “giusta”la mia fiducia nell’amore.

Ma questa “fiducia nell’amore” è un tema che va approfondito, e che vorrei spiegare un po’ meglio.

Infatti non si tratta di un tema “morale”, come inteso da Cosimo Archibugi, ma di un tema scientifico.

La psicanalisi è una scienza che si occupa dello studio della psiche, ma vive nella contraddizione apparente per cui soggetto ed oggetto di studio coincidono.

Spiego meglio: se io, Giorgio, intendo osservare Carlo, i suoi sentimenti, le sue emozioni, ciò che di lui non è “misurabile” come la temperatura del corpo o la pressione arteriosa, il peso e l’altezza e il colore degli occhi …, dispongo soltanto della mia sensibilità.

Al di là di ciò che Carlo “dice” con il linguaggio verbale e non verbale, esiste ciò che Carlo “suscita in me stesso”: emozioni, paura, rabbia, disagio, amore, odio etc etc.

In questo senso l’idea generica dell’amore è soltanto una chiave di lettura del mondo.

Ognuno di noi per sopravvivere ha bisogno di amore. Quando ci si sente non amati si perde anche la capacità di amare. E questo molte volte ha conseguenze drammatiche.

Poi l’amore permette di sopravvivere soltanto se si hanno sufficienti mezzi “economici” di sussistenza.

“Tutti sappiamo che i bambini del terzo mondo, nonostante le cure materne, muoiono di fame.
Pochi invece sanno che anche i bambini nei paesi a più elevato sviluppo socio-economico, che hanno a disposizione cibo in abbondanza e cure igieniche adeguate, si ammalano fino a morirne, se sono privati delle carezze e del contatto di cui hanno così tanto bisogno. René Spitz (Il primo anno di vita), noto neuropsichiatra infantile degli Anni Trenta, ricercò e studiò a lungo (ne “Il primo anno di vita del bambino”) le cause del marasma infantile, malattia caratterizzata da progressivo deperimento organico, che portava a morte i piccoli ospiti degli orfanotrofi americani.

E alla fine giunse alla conclusione che nell’ambiente asettico, bianco e silenzioso delle nursery, quello che mancava era un contatto caldo, affettuoso, variato, che costituisse lo stimolo della vita e della crescita.
I bambini in stato di carenza affettiva attraversavano vari stati di depressione sempre più profondi fino a lasciarsi morire.”

(FONTE: Tatto e bisogno di contatto pag 32/33)

Ciò che noi proviamo, in rapporto con gli altri, è un continuo mutamento dei nostri stati d’animo.

Noi cambiamo continuamente, e una grande parte dei cambiamenti del nostro sentire “amore” è in rapporto al nostro vivere insieme agli altri in un continuo scambio emotivo ed affettivo.

Adesso io ritengo che la sopravvalutazione degli aspetti economici, su cui tutto il mondo politico punta per ottenere i voti per essere eletti e riuscire a governare un Paese, con notevoli vantaggi economici anche per se stessi, sia una malattia del nostro mondo da cui difficilmente potremo guarire.

  • Il percorso di riappropriazione della nostra affettività, poterla riconoscere come un aspetto fondamentale della nostra esistenza.
  • La capacità di leggere il proprio vissuto, la propria sensibilità e accettarla come una ricchezza che ognuno di noi possiede e che può utilizzare per godere della propria vita.
  • Lo scambio affettivo continuo che è al centro dell’esistenza.

Questi sono gli aspetti che potremmo porre al centro della nostra vita politica, della nostra proposta di riforma dell’organizzazione sociale.

Perché se il concetto di ricchezza non è più legato al possesso di beni materiali, bensì alla propria ricchezza interiore, alla propria ricchezza affettiva, allora i parametri su cui centrare la propria attività politica e sociale cambiano completamente.

Le nostre rivendicazioni chiederanno maggior TEMPO piuttosto che maggior DENARO.

Ma invece viviamo in un epoca dove la cultura dell’ultimo vincitore delle elezioni (non dimentichiamoci di Berlusconi, un simbolo della scelta che una buona parte di Italiani ha fatto) è quella di un uomo che con i soldi può comprare qualsiasi cosa, dai calciatori ai giudici, dai parlamentari alle donne.

E proprio su questo sistema di comprare le donne, che poi lo ritroviamo nella vita sociale di una gran parte dei maschi italiani che si rivolgono alla prostituzione, che cade completamente il tema dell’amore.

L’amore, nel suo aspetto fisico, perde di significato in senso emotivo e diventa semplicemente una moneta di scambio economico.

E così il cerchio si chiude, i valori sono ribaltati e la modalità di rapporto economica prevale completamente sulla modalità di rapporto simbiotica.

Perciò il mio “W l’Amore” non è uno slogan “morale”, ma il frutto di una ricerca scientifica che ci dimostra che senza l’amore si muore, esattamente come si muore senza cibo.

Quando penso ai numerosi suicidi di questi tempi, anche di imprenditori che si ritrovano sommersi dai debiti, immagino queste persone che hanno dedicato la vita al lavoro per ritrovarsi con una situazione dove il denaro rappresentava la totalità dell’esistenza, e la sua mancanza ha determinato la loro tragica scelta. Persone che purtroppo hanno perso la dimensione e l’equilibrio degli aspetti della vita, un bene prezioso, in cui il prevalere del dio denaro può uccidere…

Un sentito “Grazie” ai generosi commenti che mi hanno stimolato per scrivere quanto sopra!

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Psicanalisi: una scienza per tutti !

Chicco Testa sul nucleare, i tic e le bugie. Piccole coincidenze.

Che vergogna!

Chicco Testa era Presidente di Legambiente.

Il referendum del 1987 porta infine all’abbandono dell’energia nucleare in Italia.

Testa commentava allora:

« Il risultato è di grandissimo interesse politico. La battaglia è stata dura per i grossi interessi in campo »

Oggi è un dirigente d’azienda. E ha scritto un libro in difesa dell’energia nucleare.

**********

Durante una conversazione, di tanto in tanto ci si tocca il viso, ma all’approssimarsi del tentativo di mentire il numero delle volte in cui avvengono questi toccamenti aumenta in maniera significativa. E tra questi toccamenti autoreferenziali segnaliamo: lo sfregarsi il mento, il grattarsi un sopracciglio, il toccarsi il naso, l’accomodarsi i capelli, e il coprirsi la bocca. In particolare due di queste azioni diventano frequentissime:

* il toccarsi il naso
*  il coprirsi la bocca.
Per quanto invece riguarda il toccarsi il naso sembra ci sia una duplice spiegazione:

1.la mano si alza per nascondere “la menzogna” (il mentitore), ma viene deviata da quella parte del cervello che non può permettere che la copertura risulti così evidente; così, trovandosi il naso nelle vicinanze più prossime, la mano allunga il movimento giusto di quel poco, riuscendo nella sua funzione originaria senza svelarsi apertamente;
2.all’approssimarsi della menzogna un lieve aumento di tensione produce piccoli mutamenti fisiologici, alcuni dei quali agiscono sulla sensibilità del rivestimento interno della cavità nasale, provocando una sensazione di leggero (spesso inconsapevole) prurito, inducendo la mano (spesso in modo inconsapevole) a sfregare il naso.

Leggiamo invece quanto scrive Jean-Martin Charcot:

“I tic consistono nell’esecuzione improvvisa ed imperiosa, involontaria ed assurda, di movimenti ripetuti che rappresentano spesso una caricatura di un atto naturale”. Tra i più frequenti vi sono quelli a carico del viso come l’aggrottamento delle sopracciglia, smorfie, sbattere le palpebre, movimenti del mento, senza dimenticare il sollevamento delle spalle o i tic respiratori come il tossicchiare, lo storcere o il soffiare il naso. Normalmente l’esecuzione del tic nervoso rappresenta il raggiungimento di un sollievo subito dopo un forte vissuto di disagio o ansia. Durante tali situazioni, in queste persone sono spesso presenti sensazioni di vergogna o di colpa per affrontare le quali adottano la tattica di scaricare la tensione con una condotta motoria afinalistica.”

Attenzione però, scrive Vittorio Volpi:

“L’uso della modalità di natura economica in luogo della modalità di natura simbiotica riduce pertanto le possibilità espressive della persona allorché, per esempio, sostituisce all’amicizia la seduzione, all’amore l’erotismo, alla fiducia il controllo, all’assunzione di responsabilità l’esercizio del potere. La visione della realtà, non più equilibrata su due versanti, diventa prevalentemente economica. Il concetto stesso di sentimento si perde e si confonde con quello di emozione, in quanto l’investimento affettivo costante e profondo è precluso, e la sola esperienza disponibile è quella della risposta emotiva immediata ed effimera.

Si comprende allora perché mai una tale situazione produca atteggiamenti ripetitivi, rigidi e stereotipati, quelle “strutture di sopravvivenza”, dotate di comportamenti peculiari – cui si fa riferimento nella letteratura scientifica, per descrivere le varie forme di malattia mentale – che consentano di tenere a bada i sentimenti, e tuttavia di continuare a rispondere alle esigenze quotidiane.”

Ho la vaga sensazione che l’illuminazione sulla Via di Damasco che ha convertito il nostro Chicco Testa all’apologia dell’energia nucleare renda parecchi soldi, ma sia alquanto dispendiosa in termini di salute.

Ci puoi sempre ripensare Chicco …

Anche perché potresti rischiare di trovarti a spaccare la faccia a qualcuno senza nemmeno volerlo …

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Equilibrio precario

Abbiamo bisogno di equilibrio, sempre.

Poggiamo i piedi su una terra che ci dà sicurezza o su un filo sospeso nell’aria.

L’equilibrista sceglie di mettersi in una situazione di pericolo per mostrare la sua abilità, mentre noi, talvolta, ci sentiamo sospesi nel vuoto nostro malgrado.

Precarietà, instabilità, paura del futuro sono le parole che l’anno appena concluso ha diffuso sempre di più.

E questo determina le nostre incertezze, il nostro sentirsi appesi a un filo.

Ma ci sono aspetti non sempre espliciti in questo equilibrio precario.

Sembra che nella lotta tra avere o essere di Erich Fromm, la prevalenza dell’avere nella nostra società sembra avanzare incontrastata.

Eppure l’equilibrio non è dato semplicemente dal possesso di beni.

Vittorio Volpi, psicanalista, scriveva:

“La salute mentale si fonda sull’equilibrio fra due modalità di rapporto con la realtà circostante: quella di natura economica e quella di natura simbiotica.

La modalità di natura economica mediante l’intelligenza razionale (o ragione, capacità di rilevare e collegare fra loro secondo nessi logici i fenomeni osservati) interviene a stabilire il rapporto psicofisico con il contesto circostante, per garantire la sopravvivenza fisica dell’individuo.

La modalità di natura simbiotica si vale del sentimento (o sensibilità emotiva, capacità di commuoversi, ovvero di sentire e di esprimere i contenuti emotivi, in sè e nella comunicazione con gli altri. Da non confondersi con la capacità di provare determinate emozioni, quali la paura, l’ira, la gratificazione, la soddisfazione) nello sviluppo del rapporto psicoaffettivo con il proprio contesto umano e ambientale, e garantisce la sopravvivenza emotiva dell’individuo.”

(Vai all’articolo per approfondire)

Da queste righe si deduce che:

Se temiamo per la nostra sopravvivenza fisica, per i nostri bisogni, possiamo ricorrere ai nostri affetti per cercare di compensare le nostre carenze.

In effetti i poveri sfortunati che muoiono magari di freddo in questi giorni nel mondo occidentale, con ogni probabilità non hanno nessuno al mondo a cui chiedere aiuto; cioè la loro povertà, oltre che economica, è anche affettiva.

Se invece temiamo per i nostri sentimenti, li consideriamo inaccettabili, non siamo più in grado di riconoscere l’amore che i genitori provano (o hanno provato) per noi come un sentimento che ci riscalda, che ci rassicura, che ci fortifica, allora per forza di cose ricorriamo ai bisogni materiali, e in tal senso siamo portati a sopravvalutare i nostri bisogni reali e a sentirci deprivati se non godiamo di tutte le comodità che il mondo moderno ci propone.

Scriveva ancora Vittorio Volpi:

“Come si manifesta la perdita dell’equilibrio fra la modalità di rapporto di natura economica e quella di natura simbiotica, a danno di quest’ultima?

Principalmente con l’instaurarsi dell’anestesia del sentimento e, di conseguenza, con l’ipertrofia delle facoltà razionali per compensare le carenze sul versante affettivo.”

Alla luce di queste considerazioni occorre chiedersi se la nostra società moderna non sia di per sé completamente sbilanciata verso il materialismo, ovvero verso quella modalità economica dove sembra che l’unica cosa importante sia il consumo e il possesso di oggetti sempre più potenti da un punto di vista tecnologico.

Diventando sempre maggiori le necessità economiche di una società che sopravvive soltanto grazie a una iperproduzione di oggetti per lo più superflui, le capacità tecniche più importanti, oltre a quelle legate alla produzione industriale, sono proprio le tecniche di persuasione che, grazie a leve di tipo emotivo, riescono a condizionare la nostra percezione del mondo.

Ormai siamo diffidenti verso qualsiasi prodotto che non abbia un sufficiente supporto pubblicitario.

Ciò significa che quando noi compriamo un prodotto paghiamo, oltre al costo della produzione i costi legati alla diffusione del prodotto.

Cioè io compro l’auto X piuttosto che Y perché la comunicazione che ha svolto X è più convincente di quella di Y.

Almeno per me, che non sono altro che un individuo che fa parte di un certo gruppo di individui che costituisce l’obiettivo dei comunicatori di X.

Ma questa necessità di vendere ha bisogno di una carenza affettiva sulla quale costruire i bisogni.

Perciò la società è portata a distruggere i rapporti affettivi, in quanto essi non sono altro che una distrazione dal consumo.

La stessa diffusione del fenomeno dei single, che tendono a diventare più numerosi delle famiglie, ha un bel riscontro nel consumo. Vediamo per esempio che, secondo la Coldiretti, “La spesa mensile per gli alimenti di un single ammonta a circa €312,00/mese mentre quella di una famiglia ammonta a circa €190/mese. Quali sono le ragioni alla base di questa tendenza?”

Ma quali sono le conseguenze di questo disequilibrio? Che risvolti pratici può avere per noi conoscere queste cose?

Possiamo fare molta attenzione a tutto ciò che tende a separarci dai nostri affetti.

Si comincia subito, anche prima della nascita, preparando un parto dove la separazione tra madre e figlio sarà immediata, sempre che si abbia la fortuna di riuscire ad evitare un parto cesareo che esclude la mamma dalla coscienza della nascita.

Poi si continua sabotando l’allattamento al seno e si va avanti raccontando fandonie sugli asili nidi che già a sei mesi aiuterebbero i bambini a socializzare …

E si continua a interferire in ogni modo nel rapporto d’amore tra genitori e figli, grazie agli esperti, sempre più competenti dei genitori, alla scuola dove i genitori sono spesso vissuti come la causa delle difficoltà dei figli e dove il giudizio scolastico pesa come un macigno ed è squalificante nei confronti dell’autorità dei genitori.

Infatti l’autorità dei genitori passa subito in secondo piano, anzi viene annullata in confronto a quella degli insegnanti che hanno il potere di assegnare un voto, un giudizio che assegna ad ogni bambino un suo valore “oggettivo” poiché proviene dall’esterno della famiglia.

In effetti la scuola, così com’è attualmente strutturata, con i suoi giudizi, valuta non soltanto i ragazzi ma anche le loro famiglie, minando le sicurezze e le capacità dei genitori.

In definitiva il nostro equilibrio sembra sempre più appeso ad un filo, ma sta a noi fare attenzione a non farsi abbindolare, ad evitare di pensare che tutto dipenda da ciò che possiamo permetterci e ciò cui dobbiamo rinunciare.

Sta a noi impedire che le esigenze materiali ci costringano ad un eccessivo allontanamento dai nostri affetti, che hanno bisogno di essere coltivati, hanno bisogno di tempo e non soltanto di un paio di scarpe nuove.

Attenzione, cadere dal filo cui siamo appesi fa male!

Ricordo di Vittorio Volpi. Psicanalista

Il 16 Ottobre 1998 ci lasciava Vittorio Volpi.

Il ricordo che ho di lui è nitido. Il suo sguardo dritto, la sua stretta di mano solida, la sua voce pacata e sicura.

Il suo passo che procede affiancando la sua grande sensibilità. La sua partecipazione ai tanti eventi drammatici che accompagnano il nostro lavoro.

La cautela e la prudenza indispensabili per incontrare le altre persone. La necessità di essere sempre vigili e, nello stesso tempo, rilassati, attenti e lucidi.

La confidenza che piano piano ho imparato ad avere con i miei sentimenti, accettandoli e riconoscendoli.

Distinguendo tra quelli che mi appartengono e quelli che arrivano dalle situazioni più disparate.

Per me conoscere il Dott. Volpi è stato un privilegio che mi ha permesso di affrontare le tante vicissitudini della mia vita con una luce supplementare, come se un percorso prima buio prendesse piano piano forma.

Tutto questo è avvenuto con semplicità, senza voli pindarici, senza paroloni incomprensibili. Ma toccando con mano ciò che passava sotto il mio naso senza rendermene conto.

La semplicità è l’aspetto forse più caratteristico di Vittorio Volpi. La sua grande capacità di comunicare e mostrare sentimenti preziosi in modo semplice e immediato, ma inequivocabile.

Comprendere che moltissime persone, anche le più umili, hanno la possibilità di utilizzare gli strumenti psicanalitici per stare meglio, avere un beneficio insieme alle persone che amiamo, o a coloro che sentendo una disponibilità emotiva si rivolgono a noi cercando un aiuto.

Questa è la più grande eredità che mi ha lasciato Vittorio. Un’eredità di cui rimarrò sempre grato.

Ciao Vittorio.

Dott. Vittorio Volpi
Dott. Vittorio Volpi

TESTIMONIANZE

= = =

Cari  colleghi,
mi unisco a voi tutti nel ricordo di Vittorio, del quale ricordo un insegnamento fondamentale: l’ umiltà nell’esercitare la nostra professione e il grande rispetto e attenzione nei confronti della persona in richiesta d’aiuto. Ho ricevuto una lezione di umiltà quando Vittorio mi faceva pulire i gabinetti delle sedi dove svolgevamo i  corsi residenziali, e non l’ho mai dimenticata! A lui devo il mio profondo rigore deontologico nei confronti di questa professione che non è forma, ma sostanza di un modo di esercitare un mestiere affascinante, ma anche “rischioso”. Forse è anche per questo che, sebbene non abbia lasciato l’insegnamento, sono riuscita a sentirmi sempre una “psicanalista imprestata alla scuola” come spesso Vittorio mi definiva.
Un caro saluto a tutti
Marina Ferzetti

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–condivido profondamente le parole che accompagnano il ricordo di Marina per me la sua persona rimane un ricordo vivo non solo nella sua immagine fisica con la sua voce diretta, calda e autorevole, ma il mio ricordo si fa carico di odori,profumi, mele biologiche, supervisioni in piena notte,sedute il giorno di Natale,l suo piccolo balcone con le zue piccole piantine e la nostra grande curiosità di sapere di più della sue vita privata e tanto altro ancora ….
Susanna

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Care colleghe, cari colleghi,
come sapete, oggi 16 ottobre ricorre il 10° anniversario della scomparsa di Vittorio Volpi.
Sentiamo di non dover aggiungere altro a quanto intensamente scritto da Giorgio, Marina e Susanna.
Vorremmo pertanto ricordare ed evidenziare la vitalità degli strumenti che Vittorio Volpi ci ha trasmesso, invitando ciascuno di voi a inviare ai colleghi un messaggio in forma di metafora.
Da parte nostra trovate in allegato un racconto dal titolo “La Leggenda del Bosco Incantato”.
Un caro saluto a tutti
Laura Stellatelli e Marco Fiorini

La Leggenda del Bosco Incantato

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Ciao a tutti.
Sono Stefano: non voglio dire cose già da me dette su Vittorio e di come
l’incontro con lui ha cambiato la mia vita.
Posso aggiungere però che tale incontro non è stato solo quello con
una persona eccezionale, ma soprattutto è stato l’incontro
con quella parte di me più nascosta e migliore, che mi
ha restituito la pienezza della mia persona e che mi ha permesso di accettare
anche gli aspetti più critici e problematici di me stesso.
Ciao a tutti, ciao Vittorio.
Stefano De Luca

===

Ciao a tutti,
Vorrei fare anche io la mia parte nel ricordare il dott. Volpi portando alcune cose che ora rammento con il sorriso sulle labbra. Partendo dal ricordo di Giorgio Mancuso che parla della stretta di mano, credo di essere stato uno degli ultimi a potergliela stringere, perche negli ultimi anni Vittorio non poteva più dare la mano visto che aveva delle forti screpolature e nonostante questo ogni incontro con lui non ti lasciava certamente indifferente. Ricordo altre cose buffe come le sue camice a quadrettoni, di una semplicità disarmante, il suo zainetto con cui ripartiva dopo aver chiuso lo studio e mi superava in corsa dopo aver terminato la mia seduta con papà; lo studio che era sommerso di carta e le sedie di legno a dispetto di tutta la formalità e la facciata con cui ci poniamo verso il mondo esterno. Vittorio mi ha fatto innamorare del mio lavoro, insegnandomi l’impegno e dedizione verso i nostri pazienti, che lui una volta ha riassunto con la frase: “se ami veramente i tuoi pazienti, spediscili tra le braccia del loro genitore”. Le gite in montagna per fare ricerca, le supervisioni kilometriche, la visione di alcuni film “allucinanti” nel cinema di via de amicis, le ultime giornate di studio che mi hanno permesso di scrivere relazioni che sono state poi pubblicate. Sicuramente l’ho incontrato in uno dei suoi periodi maggiormente prolifici e quindi ho potuto imparare tanto dalla sua esperienza, tante volte mi ha fatto arrabbiare perché mi sembrava di una disorganizzazione pazzesca (come nell’organizzazione delle giornate di studio), ma molte sue frasi sono rimaste come delle pietre miliari e si sono pian piano sedimentate nel mio cuore, nel mio modo di vivere e sentire la professione e i rapporti umani.
non ho mai più trovato in altre realtà lavorative la stessa dedizione e impegno o per meglio dire qualità nell’aiutare le persone sofferenti, per quanto abbia fatto altri percorsi formativi che mi hanno reso un pò più eclettico, sono sempre tornato alle radici, perché quanto mi ha trasmesso ha un valore di unicità irripetibili.
Ti saluto Vittorio, e un saluto anche a tutti i colleghi con l’augurio che si possa proseguire nel diffondere il suo messaggio.
Fabrizio

===

Carissimi Colleghi, con un po’ di ritardo inviamo il nostro contributo in
ricordo di Vittorio Volpi, con la speranza che presto  si possa condividere
e rendere visibile  lo stato “dell’ arte”, trasformando il freddo blocco  e
la fatica a comunicare in qualcosa di più fluido e caldo …
Un saluto a tutti voi.

Associazione  A.st.ri.d (Simona Carlevarini, Maria Casiraghi, Carmen
Greco,Giovanni Ponzoni, Elena Rovagnati).

Il mago di ghiaccio

= = =

A Giorgio Mancuso,che ringrazio per avermi dato la possibilità di ricordare il dott Volpi, nonchè a tutti i colleghi.

Oggi, 16 ottobre, ricorrendo il decimo anniversario della morte del dott Volpi, voglio ricordarlo nel periodo della malattia. In quel periodo che il dott Volpi affrontò con umiltà, pazienza e coraggio. A testa alta e con grande dignità.

Lui che era l’uomo della parola fu ridotto dalla malattia al silenzio.

Lui che era l’uomo dell’azione si sentì costretto all’impotenza.

Lui che aveva conosciuto la fatica, la passione e il fervore della ricerca scientifica, ma anche la soddisfazione per i risultati operativi conseguiti, si vedeva finito. Obbligato a fare i conti con una condizione di apparente fallimento.

Io però, che in quel periodo mi recavo quasi quotidianamente a dettargli delle poesie al computer affinché egli rileggendole, potesse riprendere l’uso della parola, ebbi l’impressione che, proprio nell’accettazione della propria dolorosa realtà, il dottor Volpi desse prova della sua grandezza d’animo.

La sofferenza, infatti, lungi dal domarlo-continuò a presenziare alle sedute condotte dalla dott.ssa Camana, ed era ancora lui l’analista, anche se parlava lei- favorì in lui, allenandolo alla pazienza, un’ulteriore maturazione umana. Fu l’occasione di un processo di intima purificazione e quindi di una profonda crescita interna.

Di un’esperienza che lo condusse, a mio avviso, a non temere la morte. A considerarla, anziché un’angosciante visitatrice, un’amica attesa con gioia, in quanto la stessa, invece di fargli del male, lo avrebbe introdotto in un mondo in cui ogni lacrima viene asciugata. In cui si sarebbe compiuta la di lui piena realizzazione.

Proprio perché mi sembrò di intuire tutto ciò, diedi da leggere al dott Volpi, nella speranza che lo confortasse, la seguente preghiera:

“Non voglio pregare d’essere protetto dai pericoli,ma di sfidarli impavido.

Non voglio implorare alleviamento di pena,ma amore per vincerla.

Non voglio cercare alleati nella battaglia della vita,ma il mio rinvigorimento.

Non voglio gemere nell’ansioso timore di non salvarmi,ma spero di avere pazienza per ottenere la mia redenzione.

Concedimi di non essere codardo sentendo la tua misericordia soltanto nel mio successo,ma di riconoscere il soccorso della tua mano anche nella mia sconfitta”.

A distanza di tanti anni voglio celebrarne quindi l’esempio e l’insegnamento. Voglio rendergli omaggio ed esprimergli ancora una volta la mia riconoscenza, giacchè,se da tanti anni vivo costantemente unita all’amore della mia mamma, lo devo a lui che, se fu per me strumento di salvezza, mi ha consentito-e consente- di essere a mia volta strumento di salvezza per tante persone che ricorrono al mio aiuto.

Maria Grazia Palestra, Como 16.10. 2008

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16 ottobre 1998 Il coraggio del cambiamento.

A dieci anni dalla sua morte,fra i ricordi personali dominano ancora quelli dei suoi ultimi quaranta giorni su questa terra.

Affiancandolo nel lavoro,speravo,con altri operatori,che potesse recuperare la salute e restare qui.

Fu la sua estrema lezione di coraggio e di amore per la vita,che spero di non dimenticare mai.

Poi c’è il ricordo di tutti i giorni, nel lavoro,ove ritrovo ciò che egli insegnò a ritenere importante:

la possibilità di approfondire oltre misura la ricerca nel campo dell’identità personale,

gli strumenti che mise a punto,

i risultati che verificò e che i suoi allievi possono continuare a verificare,

i benefici che ne ebbero tante persone in difficoltà,e che potranno avere,tanti altri,oggi e in futuro,avvalendosi del rapporto col proprio genitore omologo.

A chi l’ha conosciuto potrebbe dispiacere che egli non abbia ricevuto, in vita,un riconoscimento dalla comunità scientifica adeguato all’entità delle sue scoperte,che pure condivise e comunicò con tutti i mezzi possibili. Mi rendo conto che ciò avviene spesso,in ogni campo di ricerca, quando qualcosa di nuovo anticipa ciò che poi diverrà evidente.Allora ripenso alla prospettiva in cui egli ne parlava:”Anche se un solo bambino ne avrà beneficio,ne sarà valsa la pena”.

Dato che sono già molti,bambini e adulti,che ne hanno beneficiato,anche adesso “ne vale la pena”.

Perciò la mia gratitudine personale,non solo per avermi introdotto a un lavoro che non smette di entusiasmarmi,ma,ancora di più,per avermi avviato a riscoprire ogni giorno la fiducia nelle potenzialità del rapporto con mia madre,si unisce idealmente alla ritrovata fiducia in sé di coloro che ricevono conferma d’identità dal rapporto col loro genitore omologo. Sia chi era stato colpito dalla malattia psichica endogena,sia chi aveva conosciuto la malattia psichica esogena.

Speriamo dunque,come suoi allievi,di ricordarlo,e farlo ricordare,in continuità con lo slancio che egli potè imprimere alla ricerca scientifica per la promozione della salute mentale.

Accludo il profilo biografico tratto dagli atti delle Giornate di Studio del 1997 e 1998,di prossima pubblicazione presso Analisi Psicologica,a cura del Centro Italiano di Ricerca Scientifica Operativa nella Psicanalisi e nell’Educazione.

Giovanna Camana 16 ottobre 2008

= = =

(Dott Vittorio Volpi. Nota biografica a cura del C.I.R.S.O.P.E.

Da”La causa della malattia psichica nei bambini e negli adolescenti:come si previene ,come si cura,come si guarisce”,atti delle giornate di studio del 6,7,8,dicembre 1997Milano,di prossima pubblicazione)

Vittorio Volpi

Nato a Milano l’1-11-1936,ove risiede fino alla scomparsa il 16-10-1998,laureato in lettere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e specializzato in Psicologia presso lo stesso Ateneo,a seguito dell’analisi personale esercita l’attività di psicoanalista.

Studioso e ricercatore attento e appassionato,pur giovandosi delle supervisioni più prestigiose del momento,e apprendendo l’approccio sistemico direttamente dalla dott.Selvini Palazzoli,persegue una costante ricerca intorno al problema della sofferenza psichica,con particolare riferimento ai disturbi molto gravi,per i quali la psicoanalisi risulta inadeguata,e attua perciò una rigorosa,pluriennale,osservazione, sia sui versanti psicosociali che intrapsichici,elaborando così,dal punto di vista della psicoanalisi,insieme ad alcuni altri ricercatori,i dati che discipline e fenomeni culturali emergenti propongono in quel periodo storico.

Nasce così,nel 1975,il Centro Studi di Psicoterapia e Psicodinamica dell’Educazione,che prenderà,molti anni più tardi,il nome di Centro Italiano di Ricerca Scientifica Operativa nella Psicanalisi e nell’Educazione.

Alle molte attività rivolte alla cura dei disturbi psichici si affianca una continua ricerca operativa rivolta alla promozione della salute mentale,applicando e approfondendo le intuizioni iniziali dello scienziato sulla genesi ed evoluzione dei disturbi,in ordine al problema centrale dell’identità personale.

L’osservazione sulle due modalità di rapporto, compresenti e disgiunte,presenti in ogni aspetto della vita personale e sociale,chiamate modalità simbiotica e modalità economica, e del loro interagire nella vita di ciascuno,consente di mettere a punto un approfondimento sui rapporti primari che sono all’origine affettiva e psicologica dell’essere umano,e mettere in luce l’importanza del rapporto con il genitore omologo,che diviene,nella pratica clinica del Centro,il fulcro del trattamento.

Mettendo al centro del setting un rapporto vivente anziché un soggetto singolo,(il genitore omologo in persona,quando vivente,è presente nella seduta) l’applicazione degli strumenti operativi della psicoanalisi è anch’essa trasformata,e così pure la formazione degli operatori,ai quali si chiede di fare la medesima verifica del rapporto col proprio genitore omologo e di imparare ad applicare i consueti strumenti di lavoro al nuovo contesto.

Anche l’analisi in coppia,(che ha le medesime caratteristiche, di giungere ad avvalersi,ciascuno dei partner, del rapporto col proprio genitore omologo,procedendo in questo cammino insieme al proprio partner),già messa a punto per i trattamenti degli adulti in coppia,viene applicata alla formazione.

Con la Scuola di Psicanalisi,annessa al Centro,(e in seguito ripresa in più gruppi ad opera di vari allievi del dott.Volpi),la formazione di numerosi operatori consente di esplorare i vari aspetti del lavoro in équipe,e prendere in carico casi molto complessi.

Il rigoroso approfondimento dei principi finora verificati porta ad un’applicazione metodica e coerente, nel campo clinico,riguardo ai genitori protagonisti della cura clinica dei propri figli ammalati.

A questo sviluppo del metodo si stava dedicando il dott.Volpi,quando l’ha colto la morte.

All’approfondimento in campo clinico si è sempre affiancata la ricerca operativa nel campo dell’educazione, della prevenzione e della promozione della salute mentale.

La rivista Analisi Psicologica,edita dal Centro e da lui diretta,è stata il principale veicolo di divulgazione,insieme a Corsi e Giornate di studio,dei risultati della ricerca.

Due Cooperative sociali,fra i vari gruppi ed organismi sorti in questo ambito,sono sorte con l’intento di portare i benefici di questi tipi di intervento agli utenti dei vari servizi istituzionali preposti al recupero e alla promozione della salute mentale.

Bibliografia:

Autorità e socializzazione-Analisi Psicologica 1978

Volpi V. “Manuale di psicanalisi dell’età evolutiva”, Milano, Analisi Psicologica, 1984.

Volpi V. “Manuale di psicanalisi del rapporto di coppia”, Milano, Analisi Psicologica, 1988

Volpi V. “Bambini e adolescenti che soffrono. Il disagio psichico in età evolutiva”, a cura di V. Volpi, Padova, Sapere, 1997.

“Rapporto di coppia e salute mentale dei figli”, atti delle giornate di studio, Milano 7 e 8 Dicembre 1996, Milano, Analisi Psicologica, 1998, a cura di V. Volpi

Psicanalisi: una scienza per tutti !

Sembra che la psicanalisi sia una scienza per pochi addetti ai lavori, specialisti super specializzati, strizzacervelli capaci di interpretare i sogni, di indovinare i pensieri del prossimo, se non proprio leggerli e, capaci di previsioni al limite della magia.

Per la gente comune chi si rivolge a uno psicologo o a uno psicanalista è

MATTO

Ugo Pierri: "Tarocchi - Il Matto" (serie; anno 1987)
Ugo Pierri: "Tarocchi - Il Matto" (serie; anno 1987)

e chi lo fa evita di raccontarlo in giro, per evitare che si pensi male di lui!

A scuola

  • si impara la matematica per saper far di conto

  • si impara a leggere e scrivere per poter accedere alle informazioni e comunicare

  • si impara una lingua straniera per comunicare con tutto il mondo

  • si impara le geografia per orientarci nel mondo

  • si impara la storia per sapere qualcosa delle nostre origini

  • si impara il disegno per poter esprimersi in forme diverse

  • si impara la chimica, la biologia, la fisica

  • si riesce perfino a fare un po’ di sport per mantenersi in forma

però

non si riesce a imparare niente riguardo a:

  • il linguaggio del corpo, le induzioni emotive (ovvero come si partecipa emotivamente ai sentimenti degli altri) e relative conseguenze

  • gli aspetti salutari del rapporto d’amore primario (tra padre e figlio e madre e figlia)

  • le interferenze sociali  nei rapporti primari come principali cause di disagio psichico

  • lo sviluppo sessuale nell’adolescenza e relativi aspetti dell’evoluzione emotiva

  • il contatto fisico, come fonte di benessere

Ecco che di queste cose si occupa la psicanalisi, e queste cose fanno parte della nostra vita quotidiana, ma nessuno ci aiuta a gestirle.

Possiamo avere un po’ di fortuna, se il corso naturale delle relazioni familiari prevale sui tanti aspetti di natura economica che condizionano oggi la vita delle famiglie.

Un tempo era importante  per l’uomo avere una forte muscolatura, che gli garantisse di poter effettuare lavori e mantenere alte le sue probabilità di sopravvivenza.

Oggi la struttura muscolare riveste ormai ben poca importanza nel successo delle nostre strategie di sopravvivenza. Abbiamo maggior necessità di una buona automobile, di computer e telefoni cellulari e di tutti i macchinari che ci facilitano la vita e ci permettono di essere produttivi.

Non interessa più produrre qualcosa che sia davvero utile, ma è più importante produrre qualcosa che si vende facilmente …

Nascita, allattamento, crescita, socializzazione, vita scolastica, vita di coppia, rapporti tra genitori e figli …

Tutte queste cose non hanno niente a che vedere con le cose che si imparano a scuola!

Non c’è nessuno spazio per questo.

E’ più importante sapere la distanza tra la terra e la luna, nozione che si ricorda per circa una settimana, giusto  per poterla ripetere all’interrogazione del giorno dopo, che non capire cosa ci fa stare male in un momento difficile, o quantomeno acquisire qualche strumento per poter capire meglio.

La psicanalisi aiuta nella vita quotidiana. Tutti coloro che hanno una vita sociale potrebbero avere molti benefici utilizzando le conoscenze scientifiche acquisite dopo molti anni di ricerche.

Certo, non tutti devono diventare psicanalisti, ma se ci fosse una cultura di base ben più preparata in questo campo, piano piano  non avremmo neanche più bisogno degli psicanalisti.

Occorre una volontà, e una scienza psicologica che concordi su almeno poche cose fondamentali.

Invece purtroppo abbiamo un numero esuberante di psicologi, dove ognuno cura il suo orticello, e troppo spesso un metodo è in completo contrasto con l’altro, offrendo così una immagine della scienza psicologica assai sfocata, imprecisa, impalpabile.

Penso che se uno psicologo afferma qualcosa possiamo trovarne probabilmente un altro che afferma l’esatto contrario …

Risultato: la psicologia sembra una scienza per ciarlatani… e non le si dà lo spazio di cui la nostra società avrebbe bisogno.

Un vero peccato!

Chissà che non si riesca a rimediare …

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Articolo già pubblicato nel primo blog di giosby

LETTURE DI PSICANALISI

Vittorio Volpi

“Manuale di psicoanalisi dell’età evolutiva”

Ed. Analisi Psicologica c/o C.I.R.S.O.P.E. (I edizione marzo 1971)

Una nuova visione dello sviluppo dell’identità personale, sviluppata negli anni di lavoro di Vittorio Volpi, psicanalista. L’analisi dell’importanza del rapporto madre-figlia e padre-figlio e il suo valore fondante per un sano e armonico sviluppo dell’identità personale. La teoria in questo libro viene costantemente affiancata da esempi concreti, che sono in grado di far comprendere a fondo i risvolti emotivi e l’importanza del rapporto con il ‘genitore omologo’ (dello stesso sesso).

Vittorio Volpi

“Manuale di psicanalisi del rapporto di coppia.”

Ed. Analisi Psicologica c/o C.I.R.S.O.P.E. (II edizione settembre 1988)

I processi emotivi inconsci e le interrelazioni con l’ambiente (rapporti familiari, lavoro..) che caratterizzano la nascita e la crescita del rapporto di coppia. L’analisi teorica viene affiancata da esemplificazioni cliniche, per meglio illustrare i concetti teorici sviluppati nel lungo lavoro clinico con le coppie da Vittorio Volpi, psicanalista.

Vittorio Volpi a cura di

“Bambini e adolescenti che soffrono”

Edizione Sapere, Padova (1997)

Lo sviluppo della patologia psichica nei bambini e negli adolescenti. La teoria dello sviluppo della psicosi come grave ‘frattura’ nei rapporti madre-figlia e padre-figlio, causata da ‘interferenze’ che hanno interrotto o gravemente disturbato la comunicazione all’interno di questi rapporti, viene utilizzata come strumento di lavoro per superare il disagio psichico. Il libro fornisce anche una nuova lettura di come possono essere ‘interpretati’ i sentimenti che si sviluppano negli operatori a contatto con il grave disagio psichico. La parte teorica è seguita da esperienze professionali.

Vittorio Volpi a cura di

“Rapporto di coppia e salute mentale dei figli.”

Analisi Psicologica (I edizione aprile 1998)

Una lettura psicanalitica delle influenze del mondo emotivo dei figli sulla coppia genitoriale.

Per richiedere questi libri scrivetemi:

giorgio.mancuso|at|exotix.it

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