E’ mio, è mia.
L’eterna lotta dell’infanzia
Non mi sento me stesso se non è mio.
Tu me lo tocchi, ma sono io che te lo permetto
Altrimenti mi vergogno.
Tu me la tocchi, ma sono io che ti lascio fare.
Altrimenti è violazione, delitto.
Il gioco continua sempre, quando adulti cerchiamo e offriamo,
quando ci sentiamo generosi per una semplice condivisione
o per un passaggio concesso.
Ma se condividere fosse un dovere
ci sentiremmo stuprati
nella nostra identità
che non si forma nell’amore,
ma nella proprietà.
Una identità deviata, insulsa,
costruita nel delirio:
“E’ mio, quindi sono”