Io mi chiedo come si può ad arrivare a scrivere una cosa del genere:
“ i tedeschi sono nazisti nel DNA, infatti è la terza volta in 100 anni che tentano di distruggere noi ‘untermenschen’ d’Europa: prima e seconda guerra, e con la loro BCE che non fa il suo lavoro.”
“Nessuno Stato può pretendere di essere legittimato dalla comunità internazionale dopo essersi edificato sulle più abominevoli violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo, su fiumi di sangue di innocenti, su una pianificazione perfida e razzista.”
Io credo che ci sia un moto di rabbia incontrollato in queste parole, voglio sperare che Paolo Barnard non pensi realmente una cosa del genere.
E allora?
Semplice: sembra che il nostro Paolo sia un po’ esausto, batterie a terra.
Caro Paolo, sai che se non vuoi ricevere ciò che la gente ti scrive c’è un sistema molto semplice?
Cambi indirizzo e mail, dai il tuo indirizzo soltanto ai pochi o tanti amici da cui vuoi ricevere posta, elimini l’account dal tuo computer e il gioco è fatto.
Perché chiedere alla gente di non scriverti se poi, in realtà, il fatto di ricevere tante email tutti i giorni è una delle poche cose che ti rincuora un po’ ?
Coraggio, puoi farcela, al di là di Mario Monti o chi per lui!
Attenzione! Le osservazioni di Barnard, almeno le ultime tre ( 1, 2, 3 ), sembrano proposte come la scoperta dell’America, mentre le raccontano anche personaggi come Crozza o Scilipoti. Sai che bella compagnia …
Scritto da un amico, anche se non sembra …
N.B. La foto era stata pubblicata nel sito di Paolo Barnard in uno dei tanti momenti felici.
La condizione del precario è quella della esistenza. Lo slogan della manifestazione del 9 Aprile è davvero condivisibile.
IL NOSTRO TEMPO E’ ADESSO. LA VITA NON ASPETTA.
Questa è realmente la condizione umana, ma non solo quella dei precari, ma quella di ognuno di noi.
Infatti, banalmente, l’unica certezza che abbiamo è la morte.
E’ vero che chi ha un lavoro precario deve combattere quotidianamente per cercare di ottenere una maggiore stabilità nel proprio lavoro. E’ vero che spesso ci sono condizioni di lavoro disumane, ma più legate, secondo me, alla stronzaggine di chi ti offre il lavoro che non alle condizioni delle leggi.
Certo, ci sono leggi antipatiche, che permettono lo sfruttamento e il ricatto della gente che ha urgenza e necessità di lavorare per sopravvivere, ma se le persone e le imprese che offrono il lavoro hanno un rapporto umano con i loro dipendenti e non li considerano al pari di automi che devono semplicemente eseguire un compito, queste leggi passano in secondo piano e i dipendenti, i collaboratori diventano un patrimonio per le imprese piuttosto che un semplice costo.
Ma dipende prima di tutto dalla persona, dal singolo imprenditore, dal suo atteggiamento nei confronti del prossimo.
La migliore legge che protegge il lavoro non potrà mai comunque cambiare l’atteggiamento di colui che odia e disprezza i propri dipendenti.
D’altra parte la condizione precaria è anche degli stessi imprenditori. Quante aziende chiudono? Quanti sono costretti a lasciare la loro attività che magari hanno da poco costituito sacrificando i risparmi di una vita?
La precarietà è una condizione dell’esistenza. Lo sa bene chi affronta il mare o viaggi comunque disagevoli in cerca di fortuna. Chi viene dall’Africa in questi giorni, senza sapere nulla del proprio destino, avendo come bagaglio soltanto la speranza di una vita migliore. Per arrivare qui ed ottenere magari soltanto un marchio che, se non stiamo attenti, tra poco qualcuno potrà pensare di marchiare col fuoco: CLANDESTINO!
Questa speranza e questa voglia di combattere quotidianamente, che accomuna tutti quanti, sono anche la nostra forza, e sono anche ciò che ci permette di godere della vita che abbiamo oggi, adesso, subito.
Perché è meglio non dimenticare mai che la vita è una condizione del tutto provvisoria.
Ho scoperto da non molto l’esistenza dei cosiddetti Movimenti Maschili.
Sono maschio, sono siciliano cioè provengo da una tradizione familiare di un certo tipo, ho vissuto la mia adolescenza negli anni ’70,in una città come Milano, in pieno clima femminista e sono cresciuto tra “Io sono mia” e “Il personale è politico”.
Mi sono abituato pertanto a pormi domande, questioni delle più svariate, dubbi sulla mia identità ed il mio ruolo.
Ho cercato di confrontarmi sempre con uomini e donne senza cadere vittima di pregiudizi.
Per quanto ho potuto, intendiamoci. Sono vittima come tutti di certi meccanismi di pensiero, ma ho cercato quanto meno di fare un po’ di attenzione e di evitare banalità e luoghi comuni.
Detto questo un movimento di maschi che si interessi del ruolo del maschio e della nostra identità in linea di principio mi interessa ed è con questo spirito che ho iniziato a leggere qualcosa sul blog degli Uomini Beta.
Pertanto inizio a leggere partendo dalla Home Page:
*** Reciprocità e spontaneità sono due concetti che la grande maggioranza delle donne non sa neanche cosa siano.
***
Già qui mi sembra di leggere un concetto assurdo che sembra provenire da una situazione di estrema ignoranza e povertà intellettuale.
Ma come diavolo si fa ad affermare una cosa del genere?
Provo a riscriverla:
LA MAGGIORANZA DELLE DONNE NON SA NEANCHE COSA SIA LA SPONTANEITA’ !
Cioè tutte le donne (o quasi) sono una massa di bugiarde calcolatrici!!!
Si comportano seguendo soltanto il loro sporco interesse. Essere senza spontaneità significa non avere SENTIMENTI !
Una nuova specie di automa che freddamente calcola come fregare il maschio e sottometterlo al proprio volere!
Leggo ancora:
***
Tradotto in parole ancora più povere, se gli uomini (beta) non si proponessero, non andassero di loro propria iniziativa verso le donne, l’incontro fra i due sessi non avverrebbe mai, non avrebbe neanche luogo. Detto in modo più rozzo ma forse ancora più efficace, se anche gli uomini adottassero gli stessi comportamenti delle donne, l’umanità si sarebbe estinta già da un bel po’ di tempo.
***
Ma io questa realtà non la vedo proprio. Vedo sia donne che uomini attive/o o passive/i nel proporsi all’altro sesso.
Ognuno a modo suo, con il suo stile e con i suoi sentimenti. Non dovremmo mai dimenticare che le prime esperienze di rapporto amoroso con l’altro sesso iniziano proprio durante l’adolescenza.
Non mi sembra che le ragazzine di oggi siano proprio lì ad aspettare che il ragazzino faccia una mossa, altrimenti ciccia.
Continua ancora:
***
Ma cosa nasconde l’incapacità/non volontà/riluttanza/diffidenza/fastidio/ e il più delle volte addirittura l’insopportabilità, per le donne, ad andare verso gli uomini?
Innanzitutto l’incapacità di relazionarsi con l’altro da una posizione di parità. Pretendere che sia sempre e solo l’altro a fare il primo passo significa porsi automaticamente in una posizione di potere nei confronti dell’altro.
***
Assegnare alle donne una incapacità di relazione, come dato di fatto, mi sembra veramente assurdo.
La riduzione del rapporto tra i sessi ad un mero gioco di potere mi sembra che sia il frutto di un rancore nei confronti dell’altro sesso che può derivare soltanto da una serie di esperienze negative.
Sembra di vivere in una società dove lo spazio per i sentimenti è totalmente fagocitato da relazioni di tipo economico, dove l’unica cosa che conta è ciò che si possiede mentre i sentimenti sono relegati a semplici contrattempi.
Mi sembra una visione alquanto psicotica delle relazioni, impregnata dal fenomeno dell’anestesia del sentimento, dove tutti i comportamenti dell’altro vengono percepiti come avulsi da qualsiasi “sentire” e completamente diretti a scopi economici e/o di sottomissione.
Attenzione, non voglio affermare che gli aderenti agli Uomini Beta siano tutti malati mentali. Nessuno può avere la presunzione di valutare la condizione mentale di qualcun altro leggendo ciò che viene scritto in un blog, ma voglio soltanto sottolineare che un certo modo di pensare ha delle curiose similitudini con un sistema di pensiero che è un segnale di disagio dal punto di vista psicologico.
Il Movimento degli Uomini Beta ritiene che, nell’attuale contesto sociale, culturale e storico del mondo occidentale, gli uomini non appartenenti alle elite dominanti, sia maschili che femminili, siano il gruppo sociale e di genere che vive una condizione di oppressione e subordinazione sia nei confronti delle suddette elite che della grande maggioranza della popolazione femminile;
Il superamento di tale condizione di discriminazione e disuguaglianza è l’obiettivo strategico a cui lavora il Movimento; ( …)
Il Movimento degli Uomini Beta si rivolge a tutti quegli uomini che non appartengono alle elite dei cosiddetti maschi alpha dominanti, affinché essi sviluppino una piena consapevolezza della loro condizione di subordinazione;
Il Movimento degli Uomini Beta lavora affinché tutti gli uomini oppressi, discriminati e subordinati siano in grado di affrancarsi da tale condizione, di organizzarsi per la difesa dei loro interessi di genere e per rivendicare il pieno diritto di stare al mondo in una condizione di piena ed assoluta parità con l’altro genere e con tutti gli altri uomini;
Il Movimento degli Uomini Beta si rivolge altresì alle donne non appartenenti alle elite dominanti, invitandole ad abbandonare i falsi miti e valori proposti dall’attuale sistema dominante fondato sulla ragione strumentale e mercantile, che le vede di fatto psicologicamente e culturalmente, oltre che concretamente, complici di tali logiche. Le invita ad aderire al nostro Movimento al fine di lavorare per la costruzione di una nuova relazione fra i sessi fondata sui valori di una vera eguaglianza, sulla fine di ogni logica strumentale, sul superamento di ogni forma di mercificazione sessuale, sulla reciprocità e sul riconoscimento della libertà, dell’autonomia, della peculiarità, della dignità e del valore dell’altro/a.
***
Cerco di capire e capisco così:
gli Uomini Beta affermano di essere oppressi e subordinati alle donne.
La prima affermazione mi sembra una semplice sciocchezza. Faccio un esempio semplice e chiaro, che però è sintomatico di quali siano oggi come oggi i rapporti di forza nella società.
Se una donna o una ragazza esce da sola la sera chi le vuole bene è preoccupato per gli incontri che potrebbe fare, ovvero potrebbe incontrare uno o più uomini che la aggrediscono per abusarne sessualmente.
Questo è il clima della nostra società.
Un maschio questo tipo di paure non le prova praticamente mai, a meno che non sia omosessuale e che subisca altre discriminazioni.
Stando così le cose possiamo avere qualche dubbio sul genere che subisce quotidianamente una violenza psicologica che genera insicurezza, dipendenza dall’altro sesso per ciò che riguarda la propria sicurezza personale?
Ma con un po’ di pazienza vediamo adesso cosa scrive nel suo blog un altro adepto degli uomini Beta, tale Icarus 10:
la realtà è che questa società è tutt’altro che sessuo-foba(sessuo-fobia significa avversione per il sesso), anzi è profondamente e idoloatricamente sessuo-fila(amante del sesso): il sesso(a misura esclusivamente femminile, però) è nominato ed esposto ovunque, sia a livello mass-mediatico che nella vita reale di tutti i giorni, sempre omaggiato, magnificato, idolatrato e ogni occasione diventa buona per parlarne di esso, e quindi di esibirlo, esporlo fino al parossismo. Quindi è proprio in questo aspetto e contesto che si rende evidente questa contraddizione logica: cioè sul fatto che il tipo di violenza e di abuso che più incute terrore e rabbia in questa società è proprio quello sotto forma di ciò che ad essa più piace: il sesso. La Violenza Sessuale.Una contraddizione in termini logici, quindi. Perchè questo così accanimento isterico nei confronti degli illeciti sessuali assumerebbe una coerenza logica-anche se non condivisibile- in una civiltà sessual-moralista e non certo in una società sessualmente esibizionista come la nostra(1),(2). Ogni qualvolta faccio notare questa contraddizione a molte donne(femministe o “antifemministe” che siano) nonchè ai maschi zerbini e pro-feminist, mi si sento rispondere che io non capisco la differenza che c’è tra il sesso e la violenza. No, io tale differenza la capisco eccome, cioè che il sesso fatto senza consensualità di una delle due parti rappresenti una violenza, un abuso. Su questo non si discute. Però rimane il fatto che, pur se violento, sempre sesso è, e quindi la discriminante della non consensualità, da sola, non può spiegare il perchè di questo così isterico e fanatico accanimento(3). Perchè vi è qualcosa a livello logico che non quadra :cioè, la cosa più brutta che ci sia avviene quando si viene costretti a fare senza il proprio consenso quella cosa a cui più non piace fare e non certo quella cosa a cui più piace fare(in questo caso,il sesso): ad esempio se ti costringono a mangiare il tuo piatto preferito quando sei sazio e non vuoi mangiare, ovviamente ciò rappresenta una cosa brutta, una imposizione, una violenza, ma non certamente la cosa più brutta che ci sia(in termini gastrici); quest’ ultima avviene quando ti costringono a mangiare contro la tua volontà quella cosa di cui più non ti piace mangiare.
(…) (le donne) Non sanno nemmeno loro ciò che vogliono, ma dicono tutto e il contrario di tutto, irrazionalmente, a seconda di come le girano le ovaie.
***
Non credo neanche valga la pena commentare questo scritto. Si commenta da solo.
Mi chiedo che tipo di conoscenza potrà mai avere questo Icarus 10 della sensibilità femminile.
Mi chiedo cosa direbbe se qualcuno avesse voglia di profanare il suo bel culetto … Anche quello è molto quotato ultimamente, no?
Mi chiedo come possa “richiedere” parità colui che pensa che le donne “non sanno nemmeno ciò che vogliono, irrazionalmente, a seconda di come girano le ovaie” ?!?
Invitano TUTTI gli uomini OPPRESSI ad ORGANIZZARSI PER DIFENDERE I LORO INTERESSI DI GENERE.
Come potranno essere mai oppressi gli uomini da chi non sa neanche ciò che vuole? Mah ! Misteri della fede !
Il sito degli uomini beta si lamenta tanto della mercificazione del sesso, come fosse una invenzione tutta femminile, ma sembra non accorgersi nemmeno che se non ci fossero milioni e milioni di uomini disposti a pagare per una scopata, riducendo con questo gesto la donna ad un semplice oggetto al servizio del proprio piacere, questo problema neanche esisterebbe.
Il topic è stato rimosso dagli uomini Beta. Lo potete scaricare QUI
Ecco lo screen shot del commento:
***
Non mi sembra il caso che signore come Galatea e Lameduck continuino a perdere tempo in un sito dove il disprezzo generico per il sesso femminile è il tema dominante.
Qui Fabrizio Marchi afferma nel suo “manifesto”
– le donne (…) abbattono la scure della loro vendetta storica sugli uomini “normali” (cioè i maschi beta non dominanti), coloro la cui colpa e la cui sfortuna è unicamente quella di essere nati uomini nel momento sbagliato, cioè in una fase storica nella quale, se non si appartiene alla elite dei maschi alpha dominanti, si è considerati meno di zero.-
Per me, misero maschio, questo scritto è vergognoso e lontano dalla realtà anni luce.
Mi spiace, ma con altri maschi che condividono queste assurdità non penso ci possa essere qualcosa da condividere.
Sono deluso dal vostro modo di sentirsi appartenenti ad un genere che ha ben altro da proporre.
Buona Pasqua !
***
Dopo qualche breve scaramuccia con il padrone di casa a corto di argomenti, che sostiene di essere stato insultato (?) e che minaccia la censura
N.B. grazie alla segnalazione di Chiara di Notte – Klára del 16 Aprile 2010, ho scoperto che nel sito degli uomini Beta il post “Matrimonio? No, grazie” a cui faccio riferimento nell’articolo è misteriosamente scomparso …
Chissà perché?
Ad ogni modo è disponibile la copia da me salvata scaricabile QUI ed ho completato l’articolo con le immagini dei commenti rimossi a cui faccio riferimento!
Complimenti agli Uomini Beta per la loro grande prova di equilibrio …
ATTENZIONE: ho scoperto che l’articolo NON è stato censurato, ma semplicemente ha cambiato DATA e indirizzo, probabilmente per far perdere i collegamenti che arrivavano da questo blog, da quello di Lameduck e da quello di Chiara di Notte -Klàra.
Strano un articolo con data 14 Aprile dove il primo commento è del 1 Aprile, no?
Oppure chissà perché. Tuttavia a pensar male si fa peccato, ma tante volte ci si azzecca …
Il nuovo indirizzo è questo: http://www.uominibeta.org/2010/04/13/matrimonio-no-grazie/
P.S. del 20 Giugno 2010: l’indirizzo è ancora cambiato …
Stranieri non tanto dal punto di vista anagrafico, ma perché estranei al clima di razzismo che avvelena l’Italia del presente. Autoctoni e immigrati, uniti nella stessa battaglia di civiltà.
Il mio contributo è la condivisione di un documento di informazione che, dati alla mano, smentisce tanti orribili luoghi comuni.
«MANDIAMOLI A CASA», I LUOGHI COMUNI.
Razzismo e pregiudizi: istruzioni per l’uso.
del fatto che lo spumante italiano va per la maggiore la sera del cenone,
della crisi,
degli esperimenti fantasmagorici del CERN, delle guerre,
della statuetta in faccia a Berlusconi,
del popolo viola,
del passaggio al digitale terrestre,
della rivolta in Tibet,
della strage di Viareggio,
della nascita della CAI,
della sospensione di De Magistris,
di Eluana Englaro,
della condanna di Mills,
degli accordi con la Libia per rispedire indietro i barconi di poveri disgraziati in cerca di una vita migliore,
dei pregiudizi sui Rom,
della bocciatura della legge 40,
dei pirati nel golfo di Aden,
del divorzio Lario/Berlusconi,
dei festini a villa Certosa,
dell’emergenza rifiuti,
della pillola abortiva approvata e poi ripudiata,
delle dimissioni di Boffo,
dell’influenza suina,
della bocciatura del lodo Alfano,
della morte di Stefano Cucchi,
del divieto di esporre crocifissi in classe,
della morte di Alda Merini e Mike Bongiorno,
del Nobel per la pace ad Obama,
etc.
Faranno un bilancio di quel che è stato e un pronostico di quel che sarà.
Gli oroscopi (a cui nessuno crede ma che tutti guardano) la faranno da padroni;
l’ultima abbuffata obbligatoria dell’anno avrà corso (alla facciaccia dei tanti che muoiono ogni giorno di fame);
tutti cercheranno di trascorrere la serata più divertente dell’anno (che poi non si capisce perché quel 3 marzo a casa con gli amici, una chitarra e una bottiglia di vino debba essere stato per forza da meno);
si terranno i soliti rituali “magici”: intimo rosso, 12 chicchi d’uva, lenticchie e cotechino (come se cambiasse qualcosa il farlo);
corni e cornetti, fuochi d’artificio e trenini;
promesse di cambiamento, auspici per un anno migliore di quello passato, lacrime di coccodrillo.
É come se il tempo si fermasse nell’attesa.
In realtà tutto avviene in un istante, in un secondo infinitesimale ma allo stesso tempo ridondante e logorroico.
Un salto spaziotemporaneo.
Tutto si capovolge, cambia senso, diventa fantasmagorico, si spegne, si accende, vive, smette di esistere. Un mondo alla rovescia che assorbe i suoi opposti e li manipola fino a raggiungere la loro stessa negazione (Bachtin).
Mi viene in mente Pulci e il suo Morgante, in gargantueschi banchetti, gli imbrogli, il mascheramento, il falso mito del poema epico cavalleresco, l’ironia e la stupidità dell’uomo che, credendo di compiere atti infinitamente grandi si perde in un bicchier d’acqua e muore per la puntura di un piccolo granchio.
Questo mi viene in mente pensando al mondo impegnato in festeggiativi per un numero (2009) che cambia (2010).
Il gigante Morgante e il gigante nano Margutte.
Il primo è un pagano sconfitto da Orlando, convertito al cristianesimo e divenuto fedele scudiero del paladino, il secondo è un furfante, dedito ai piaceri della gola, al vagabondaggio agli imbrogli.
(Chi vi ricordano?)
Tutti noi quella sera, brandendo i bicchieri e rinnegando il nostro essere, rispondiamo alla domanda di Morgante
[Disse Morgante: – Tu sia il ben venuto: ecco ch’io arò pure un fiaschetto allato, che da due giorni in qua non ho beuto; e se con meco sarai accompagnato, io ti farò a camin quel che è dovuto. Dimmi più oltre: io non t’ho domandato se se’ cristiano o se se’ saracino, o se tu credi in Cristo o in Apollino.]
alla maniera del vil Margutte:
[Rispose allor Margutte: – A dirtel tosto, io non credo più al nero ch’a l’azzurro, ma nel cappone, o lesso o vuogli arrosto; e credo alcuna volta anco nel burro, nella cervogia, e quando io n’ho, nel mosto, e molto più nell’aspro che il mangurro; ma sopra tutto nel buon vino ho fede, e credo che sia salvo chi gli crede; e credo nella torta e nel tortello: l’uno è la madre e l’altro è il suo figliuolo; e ‘l vero paternostro è il fegatello, e posson esser tre, due ed un solo, e diriva dal fegato almen quello. E perch’io vorrei ber con un ghiacciuolo, se Macometto il mosto vieta e biasima, credo che sia il sogno o la fantasima; ed Apollin debbe essere il farnetico, e Trivigante forse la tregenda.]
In poche parole la risposta è: non credo a nulla, nulla mi importa, solo di aver la pancia mia piena. Gli altri? Chi se ne frega!
Il discorso tra i due è infatti preludio ad una truffa nei confronti di uno stolto oste. I due, consumato un pantagruelico pasto, malmenano il malcapitato e scappano senza pagare.
Perfetta trasposizione ironica del poema epico cavalleresco reale che ci raccontano e che siamo soliti raccontarci, attacco per nulla pretenzioso all’elogio dell’egoismo imperante.
Ora scusatemi, ma farò di proposito un uso criminoso, personale ed autocelebrativo di questo mezzo.
Vorrei abbracciare Simona e augurarle una vita felice con la sua bambina,
auguro ad Ema di continuare così ed essere sempre più forte,
a Frà di abbattere mille barriere,
a Uccio di trovare un affetto caro,
a me stessa di riuscire a mettere in pratica un pizzico della teoria della condivisione e dell’orizzontalità dell’organizzazione della società che tanto mi è cara (poi se arriva pure un lavoro che duri più di un mese, schifo non mi fa :P).
A te Giorgio auguro tanta serenità, ti ringrazio per il tuo blog e perché sopporti il mio straparlare!!!
Ho trovato in rete questo appello di un’associazione di genitori adottivi che mi sento di condividere e aiutare a diffondere
= = =
Caro genitore,
siamo un’associazione di famiglie adottive che ha posto al centro della propria attività la responsabilizzazione dei genitori come premessa fondamentale per la tutela dei bambini e delle bambine. L’esperienza dell’adozione ci ha portati a riflettere profondamente sul ruolo genitoriale, non solo in relazione all’adozione ma più in generale rispetto al compito educativo ed alle ricadute che l’agire educativo ha nella società. In questi ultimi tempi ci sentiamo preoccupati e spaventati dal moltiplicarsi di episodi di razzismo nel nostro paese.
Pensiamo che tacere, alla lunga, significhi diventare responsabili o quantomeno complici di una società violenta e intollerante. Pensiamo che molti genitori, oggi, si stiano chiedendo con forte preoccupazione quale futuro, quale mondo, si stia prospettando ai loro figli. Pensiamo che molti genitori stiano cercando di dare ai propri figli un’educazione basata sui valori del rispetto, dell’accoglienza, della tolleranza. Pensiamo che molti genitori vogliano trasmettere ai propri figli l’amore e la passione per la cultura, facendoli crescere in un ambiente aperto alle idee, alle differenze, alle esperienze, senza barriere e preclusioni, senza pregiudizi. Pensiamo che nel mondo che molti genitori vorrebbero per i loro figli ci sia posto per tutti, nel principio del rispetto e della solidarietà. Pensiamo che molti genitori siano impegnati a far crescere i loro figli, rendendoli cittadini del mondo, persone capaci di conoscere e imparare, viaggiando in altri paesi, studiando i libri di storia, ma anche – nella propria scuola, al parco, per la strada – mantenendo la capacità di costruire amicizie, di ascoltare con sincera curiosità ciò che l’altro ha da raccontare. Pensiamo che per molti genitori l’antirazzismo non debba restare una parola astratta, ma che al contrario, nella quotidianità, molti genitori stiano cercando di praticarlo attraverso le scelte educative rivolte ai propri figli.
Se ti riconosci in questo modo di essere genitore, ti proponiamo alcuni suggerimenti, una piccola goccia nel mare per costruire il mondo che vorremmo per i nostri figli:
·Fai attenzione alle parole, alle etichette, alle barzellette o alle battute poco rispettose: i bambini imparano tutto, si sa. Il tuo modo di parlare si traduce nel modo di pensare di tuo figlio.
·Trasmetti a tuo figlio la memoria, quella di un passato non lontano, quando dall’Italia si partiva per migrare in paesi poco accoglienti.
·Organizzati con altri genitori e chiedi agli insegnanti di tuo figlio di organizzare percorsi e laboratori sul tema della pace e della multiculturalità: molte associazioni e organizzazioni propongono con competenza progetti rivolti alle scuole.
·Se in classe di tuo figlio è iscritto un bambino immigrato anziché preoccuparti che il livello della classe diventi più scadente, invitalo a pranzo e regala a tuo figlio l’esperienza di arricchimento che ogni incontro racchiude.
·Non parlare sempre di cittadini extracomunitari per sottolinearne il disagio o la marginalità: leggi con tuo figlio fiabe e storie di altri paesi, ascoltate insieme musiche, filastrocche e ninnananne di altri paesi, partecipate alle feste multietniche, assaggia e proponi a tuo figlio altri sapori, altri odori, ricette di altre parti del mondo.
·Sollecita la curiosità e la riflessione sui temi della multiculturalità: esistono molti libri di fiabe e racconti rivolti a tutte le età, anche della prima infanzia, che aiutano a farlo con i propri figli.
·Se tuo figlio è grandicello (solo tu puoi stabilire quando è giunto il momento) leggi il giornale con lui e soffermati su questi temi. Aiutalo a capire, accompagnalo a formare il proprio pensiero, libero dagli schemi e dai luoghi comuni.
Se desideri approfondire questo tema o se hai bisogno di informazioni per applicare questi suggerimenti, ti invitiamo a visitare il sito www.genitorisidiventa.org dove troverai tanto materiale (recensioni di libri, percorsi bibliografici, documenti) o chiedi delucidazioni scrivendo alla mail scuola@genitorisidiventa.org.
Associazione Genitori si diventa Onlus
Iscritta al registro regionale lombardo del volontariato al n. 2789 A
Sede Legale: Via C.E. Gadda, 4 – 20052 Monza– Codice Fiscale 94578620158
E’ incredibile come in Italia si continui a discriminare la diversità mentre negli Stati Uniti si sta per eleggere Barak Obama in una posizione che è forse la più potente della Terra. A soffrire il razzismo non sono soltanto gli immigrati ma anche tutti coloro che sentono apostrofare gli altri con i termini più insulsi, come “handicappato” o “mongolo”.
Certo, per i ragazzi è soltanto uno scherzo! Ma quanta sofferenza può produrre questo scherzo? E quasi sempre in modo del tutto inconsapevole per chi pronuncia parole semplicemente fuori luogo?
Mentre negli Stati Uniti uno dei due candidati alla presidenza è un uomo di colore, in Italia ci stiamo distinguendo per orribili episodi di intolleranza.
L’omicidio a sprangate di un uomo al grido di “negro di merda”, anche se le pubbliche amministrazioni dicono che il razzismo non c’entra niente…
Ma c’è un fatto che mi allarma di più, ed è una brutta abitudine che vedo nei ragazzi.
I ragazzi si insultano dandosi del “NEGRO” ! Oppure spesso insultano dicendo: “handicappato” “mongoloide”.
Sono abitudini del linguaggio a cui i ragazzi non fanno neanche caso, termini che usano con noncuranza, leggerezza.
Eppure ogni volta che io sento un ragazzo rivolgersi a un altro in questo modo mi viene un brivido e mi sento di intervenire, di iniziare a parlare con questi ragazzi, di farli pensare a come si sentirebbero loro ad essere discriminati per qualche aspetto del loro fisico, il colore degli occhi o dei capelli, la loro altezza o il loro peso. Eppure è più facile chiamare qualcuno ciccione o nano, piuttosto che stare vicino a chi è diverso dalla “norma”.
Io in tutto questo non ci vedo niente di normale, ma tutti questi atteggiamenti sono tollerati dagli adulti, che quasi sempre assistono a episodi del genere nella più totale indifferenza!
Allora forse siamo proprio noi adulti il vero problema. Siamo noi ad essere intolleranti e a sentirci superiori e privilegiati! E guai a chi tocca i nostri privilegi!
Allora potremmo fare una bella prova, andarcene in giro per un po’ con la pelle nera e poi forse inizieremmo a capire … Sì perché certe cose non si riescono a spiegare, bisogna provarle sulla propria pelle!
Nella scuola, se qualcosa funzionasse, si potrebbero organizzare delle drammatizzazioni su questi temi, sulla diversità, sul bullismo e sull’intolleranza.
Perché siamo tutti diversi, nonostante la Gelmini voglia mettere a tutti il grembiulino per sembrare tutti uguali! Una vera presa in giro …