Sembra che la depressione sia diventata la malattia del secolo. Miete moltissime vittime e sembra che 3,5 milioni di italiani ne siano affetti.
Come tutti i fenomeni di massa, attira l’attenzione di investimenti senza scrupoli e l’utilizzo di psicofarmaci viene spesso indicato come soluzione principale. Ancora oggi, a volte, si ricorre perfino all’elettroshock.
È molto curioso come viviamo in una società che da una parte, a parole, combatte l’uso delle droghe, dall’altro le somministra allegramente ai suoi cittadini più fragili chiamandole semplicemente con un nome diverso: psicofarmaci.
Eppure la depressione nasconde delle risorse impensabili. Come potremmo pensare al cambiamento senza attraversare un periodo di depressione?
Essa è causata fondamentalmente dalla perdita di un punto di riferimento. Una nave in alto mare, senza fari e senza stelle a cui poter fare riferimento è dispersa nel nulla più assoluto.
Una condizione simile è quella di coloro che hanno perso i loro punti di riferimento sociali, primo fra tutti il genitore omologo (dello stesso sesso) che è la persona più simile ad ognuno di noi esistente sul pianeta.
La nostra società inizia fin dall’inizio a sabotare questo rapporto, poiché più è saldo il rapporto con il genitore, minore sarà la fragilità del soggetto.
Un soggetto fragile e disorientato è maggiormente succube delle false offerte della nostra società.
I falsi bisogni ci ossessionano quotidianamente. Basta vedere le offerte pubblicitarie: auto, cosmetici per renderci sempre più esteticamente accettabili in base a parametri sociali arbitrari, prodotti per cancellare segni di invecchiamento, gioielli, alcoolici, pubblicità più o meno occulte di tabacco, farmaci dei più svariati, alimentari spesso poco sani, cibo per animali (magari accanto alla richiesta di offerte per la fame nel mondo…) e via dicendo.
I genitori pertanto si trovano a dover fare i conti con richieste spesso insulse, ma che permettono ai figli, fin dalla più tenera età, di essere parte di una società dove chi non POSSIEDE certi status symbol è tagliato fuori da una certa socialità. O almeno questo è ciò che può apparire, soprattutto ai giovani.
Anche la scuola fa la sua parte. I ragazzi entrano in questa istituzione e sono subito giudicati e inquadrati a secondo dei loro “risultati scolastici”, che possono sembrare “oggettivi e imparziali”, ma non tengono assolutamente conto delle potenzialità individuali di ogni soggetto, delle proprie difficoltà, del contesto sociale e familiare di ognuno.
Così la scuola diventa un “agente di giudizio”, che si frappone tra genitori e figli, squalificando spesso i genitori su cui ricadono le accuse del corpo insegnante per i presunti limiti scolastici degli alunni.
La scuola giudica genitori e figli tutti insieme, e separa affettivamente ed emotivamente le famiglie, creando spesso inutili colpevolizzazioni.
Il trattamento del genitore nei confronti dei figli sarà diverso a seconda dei risultati scolastici.
“Avrai il tal premio, ma soltanto se sarai promosso.” È un classico.
Ciò comporta due distorsioni: l’amore si misura in beni materiali e, inoltre, la qualità di amore dipende dalla valutazione di estranei al rapporto primario genitore-figli.
Si potrebbe continuare a lungo sulle cause della depressione e sul contesto nel quale si sviluppa.
La depressione è una malattia contagiosa e spesso è possibile svilupparla a causa di un contagio che proviene da qualcuno che, a volte, non si riesce neanche ad individuare. Si parla, in questo caso di depressione esogena, cioè proveniente dall’esterno. In altri casi la depressione endogena ha a che fare con la propria storia personale. Già distinguere queste differenti depressioni non è una impresa semplice.
In definitiva possiamo affermare che la depressione è un segnale importante che prelude un cambiamento. Infatti ben pochi avranno voglia di cambiare una situazione soddisfacente, mentre la depressione può funzionare come un campanello di allarme che permette di ritrovare dentro di sé e nelle proprie relazioni nuove energie in grado di modificare una situazione ritenuta spiacevole.
Non sempre è un percorso semplice, spesso abbiamo bisogno di farci aiutare da persone competenti, ma la depressione può essere la molla che ci lancia verso nuovi percorsi ben più gratificanti.
Perciò non va accolta sempre come una disgrazia, ma anche come un buon trampolino per una nuova partenza.