Ogni tanto vado a passeggio nel Piceno, a volte a piedi e a volte in moto. Non è difficile, mi basta uscire di casa … Vivo qui da cinque anni e sempre quando vado in giro incontro ruderi che attirano la mia attenzione.
Poi mi fermo e se riesco, mi faccio largo tra la vegetazione che divora selvaggiamente i muri, entro e trovo vecchie stalle con mangiatoia e ragnatele,
un vecchio muro con una vecchia porta scardinata
la porta di un pollaio smangiata dai tarli e dall’erosione del tempo
geometrie che profumano di antico
o scale assediate dai rovi che portano al forno sospeso nel nulla
poi trovo ancora la scopa di una vecchia strega
o la catena arrugginita sulle venature del legno
infine mi allontano, raccogliendo un frutto da un albero generoso
Penso quante possibilità ci sarebbero di recuperare queste ricchezze. Certo, è più facile buttarle giù! Costruire un bel palazzo moderno. Poi immagino la Toscana, o l’Umbria che hanno raccolto da queste architetture enormi ricchezze, recuperando vecchi materiali e ricostruendo le atmosfere originali.
Chissà? Magari si potrebbe progettare un recupero di tanta ricchezza. Un progetto che trovi magari i fondi della CEE, quelli a fondo perduto, che magari hanno fatto la fortuna di qualche speculatore.
Invece potrebbero essere utilizzati da una comunità terapeutica che rende abitabile una parte del casolare e poi, piano piano, ricostruisce tutto … o da una scuola edile, che impara da un vecchio mastro stili di lavoro destinati a scomparire.
Oppure si potrebbero occupare per fare musica, arte, cultura …
Idee, sogni, fantasie destinati a restare tali.
O no?
Esistono qui centinaia di casolari, in condizioni più o meno precarie. Un patrimonio antico, in stato di abbandono, quasi sempre in località sperdute, isolate, tranquille, immerse in una natura ancora incontaminata.