uomini e donne
amore e morte
spesso s’intersecano
senza spiegazioni apparenti
flirt, corteggiamento, abbordaggio, chat
donne che disdegnano, donne insultate, donne massacrate.
poi si parla dei massacri e di cosa gira per la testa agl uomini che massacrano
amore, non amore.
possesso, gelosia
un fenomeno di follia individuale o una lucida follia che ha messo radici in una società malata?
Non volevo scriverne qui, ma ne ho scritto in giro, tra un commento e l’altro.
Si arriva ieri sera a un tema che potrebbe essere un binario morto, e invece è di estrema importanza: la distanza dal padre.
Che c’entra direte voi?
Eppure per un maschio non esiste sofferenza più grande.
Pensare di conoscere l’uomo che sulla terra ha le caratteristiche più simili alle tue, come nessun altro, e magari disprezzarlo, pensare che egli sia un inetto, un incapace o un malvagio.
Uno che semplicemente non ci vuole bene, non ce ne ha mai voluto.
Quante volte queste fantasie sul proprio padre sono presenti?
Quante volte il padre non si vede, non c’è, è semplicemente sparito.
Quante volte il padre è morto e questa morte è stata vissuta come una cattiveria, una tortura inutile subita magari da un bambino che qualcuno, senza capire e senza sapere, ha cercato di tenere lontano dal dolore, dall’unico sentimento reale in grado di salvare quel piccolo bambino.
Perché il dolore, se vissuto, è una ferita, magari grande, ma che si rimargina.
Mentre il dolore, semplicemente allontanato, diventa come una pustola che non guarisce mai, anzi crea una cancrena che si allarga sempre di più.
E’ semplice ignoranza, purtroppo.
Troppe volte usata a fin di bene, per “proteggere i bambini”.
Queste distanze sono in grado di creare disagi enormi, con anche grandi potenzialità distruttive.
Lo stesso discorso vale per le donne, distanti dalle madri.
Discorso lungo, troppo grande per un piccolo blog.
Basti pensare però che, alle volte, basterebbe un semplice abbraccio, per salvare una vita.
Ho trovato in rete questo appello di un’associazione di genitori adottivi che mi sento di condividere e aiutare a diffondere
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Caro genitore,
siamo un’associazione di famiglie adottive che ha posto al centro della propria attività la responsabilizzazione dei genitori come premessa fondamentale per la tutela dei bambini e delle bambine. L’esperienza dell’adozione ci ha portati a riflettere profondamente sul ruolo genitoriale, non solo in relazione all’adozione ma più in generale rispetto al compito educativo ed alle ricadute che l’agire educativo ha nella società. In questi ultimi tempi ci sentiamo preoccupati e spaventati dal moltiplicarsi di episodi di razzismo nel nostro paese.
Pensiamo che tacere, alla lunga, significhi diventare responsabili o quantomeno complici di una società violenta e intollerante. Pensiamo che molti genitori, oggi, si stiano chiedendo con forte preoccupazione quale futuro, quale mondo, si stia prospettando ai loro figli. Pensiamo che molti genitori stiano cercando di dare ai propri figli un’educazione basata sui valori del rispetto, dell’accoglienza, della tolleranza. Pensiamo che molti genitori vogliano trasmettere ai propri figli l’amore e la passione per la cultura, facendoli crescere in un ambiente aperto alle idee, alle differenze, alle esperienze, senza barriere e preclusioni, senza pregiudizi. Pensiamo che nel mondo che molti genitori vorrebbero per i loro figli ci sia posto per tutti, nel principio del rispetto e della solidarietà. Pensiamo che molti genitori siano impegnati a far crescere i loro figli, rendendoli cittadini del mondo, persone capaci di conoscere e imparare, viaggiando in altri paesi, studiando i libri di storia, ma anche – nella propria scuola, al parco, per la strada – mantenendo la capacità di costruire amicizie, di ascoltare con sincera curiosità ciò che l’altro ha da raccontare. Pensiamo che per molti genitori l’antirazzismo non debba restare una parola astratta, ma che al contrario, nella quotidianità, molti genitori stiano cercando di praticarlo attraverso le scelte educative rivolte ai propri figli.
Se ti riconosci in questo modo di essere genitore, ti proponiamo alcuni suggerimenti, una piccola goccia nel mare per costruire il mondo che vorremmo per i nostri figli:
·Fai attenzione alle parole, alle etichette, alle barzellette o alle battute poco rispettose: i bambini imparano tutto, si sa. Il tuo modo di parlare si traduce nel modo di pensare di tuo figlio.
·Trasmetti a tuo figlio la memoria, quella di un passato non lontano, quando dall’Italia si partiva per migrare in paesi poco accoglienti.
·Organizzati con altri genitori e chiedi agli insegnanti di tuo figlio di organizzare percorsi e laboratori sul tema della pace e della multiculturalità: molte associazioni e organizzazioni propongono con competenza progetti rivolti alle scuole.
·Se in classe di tuo figlio è iscritto un bambino immigrato anziché preoccuparti che il livello della classe diventi più scadente, invitalo a pranzo e regala a tuo figlio l’esperienza di arricchimento che ogni incontro racchiude.
·Non parlare sempre di cittadini extracomunitari per sottolinearne il disagio o la marginalità: leggi con tuo figlio fiabe e storie di altri paesi, ascoltate insieme musiche, filastrocche e ninnananne di altri paesi, partecipate alle feste multietniche, assaggia e proponi a tuo figlio altri sapori, altri odori, ricette di altre parti del mondo.
·Sollecita la curiosità e la riflessione sui temi della multiculturalità: esistono molti libri di fiabe e racconti rivolti a tutte le età, anche della prima infanzia, che aiutano a farlo con i propri figli.
·Se tuo figlio è grandicello (solo tu puoi stabilire quando è giunto il momento) leggi il giornale con lui e soffermati su questi temi. Aiutalo a capire, accompagnalo a formare il proprio pensiero, libero dagli schemi e dai luoghi comuni.
Se desideri approfondire questo tema o se hai bisogno di informazioni per applicare questi suggerimenti, ti invitiamo a visitare il sito www.genitorisidiventa.org dove troverai tanto materiale (recensioni di libri, percorsi bibliografici, documenti) o chiedi delucidazioni scrivendo alla mail scuola@genitorisidiventa.org.
Associazione Genitori si diventa Onlus
Iscritta al registro regionale lombardo del volontariato al n. 2789 A
Sede Legale: Via C.E. Gadda, 4 – 20052 Monza– Codice Fiscale 94578620158
E’ incredibile come in Italia si continui a discriminare la diversità mentre negli Stati Uniti si sta per eleggere Barak Obama in una posizione che è forse la più potente della Terra. A soffrire il razzismo non sono soltanto gli immigrati ma anche tutti coloro che sentono apostrofare gli altri con i termini più insulsi, come “handicappato” o “mongolo”.
Certo, per i ragazzi è soltanto uno scherzo! Ma quanta sofferenza può produrre questo scherzo? E quasi sempre in modo del tutto inconsapevole per chi pronuncia parole semplicemente fuori luogo?
Mentre negli Stati Uniti uno dei due candidati alla presidenza è un uomo di colore, in Italia ci stiamo distinguendo per orribili episodi di intolleranza.
L’omicidio a sprangate di un uomo al grido di “negro di merda”, anche se le pubbliche amministrazioni dicono che il razzismo non c’entra niente…
Ma c’è un fatto che mi allarma di più, ed è una brutta abitudine che vedo nei ragazzi.
I ragazzi si insultano dandosi del “NEGRO” ! Oppure spesso insultano dicendo: “handicappato” “mongoloide”.
Sono abitudini del linguaggio a cui i ragazzi non fanno neanche caso, termini che usano con noncuranza, leggerezza.
Eppure ogni volta che io sento un ragazzo rivolgersi a un altro in questo modo mi viene un brivido e mi sento di intervenire, di iniziare a parlare con questi ragazzi, di farli pensare a come si sentirebbero loro ad essere discriminati per qualche aspetto del loro fisico, il colore degli occhi o dei capelli, la loro altezza o il loro peso. Eppure è più facile chiamare qualcuno ciccione o nano, piuttosto che stare vicino a chi è diverso dalla “norma”.
Io in tutto questo non ci vedo niente di normale, ma tutti questi atteggiamenti sono tollerati dagli adulti, che quasi sempre assistono a episodi del genere nella più totale indifferenza!
Allora forse siamo proprio noi adulti il vero problema. Siamo noi ad essere intolleranti e a sentirci superiori e privilegiati! E guai a chi tocca i nostri privilegi!
Allora potremmo fare una bella prova, andarcene in giro per un po’ con la pelle nera e poi forse inizieremmo a capire … Sì perché certe cose non si riescono a spiegare, bisogna provarle sulla propria pelle!
Nella scuola, se qualcosa funzionasse, si potrebbero organizzare delle drammatizzazioni su questi temi, sulla diversità, sul bullismo e sull’intolleranza.
Perché siamo tutti diversi, nonostante la Gelmini voglia mettere a tutti il grembiulino per sembrare tutti uguali! Una vera presa in giro …