Archivi categoria: PSICANALISI ED EDUCAZIONE

Psicanalisi: una scienza per tutti !

Sembra che la psicanalisi sia una scienza per pochi addetti ai lavori, specialisti super specializzati, strizzacervelli capaci di interpretare i sogni, di indovinare i pensieri del prossimo, se non proprio leggerli e, capaci di previsioni al limite della magia.

Per la gente comune chi si rivolge a uno psicologo o a uno psicanalista è

MATTO

Ugo Pierri: "Tarocchi - Il Matto" (serie; anno 1987)
Ugo Pierri: "Tarocchi - Il Matto" (serie; anno 1987)

e chi lo fa evita di raccontarlo in giro, per evitare che si pensi male di lui!

A scuola

  • si impara la matematica per saper far di conto

  • si impara a leggere e scrivere per poter accedere alle informazioni e comunicare

  • si impara una lingua straniera per comunicare con tutto il mondo

  • si impara le geografia per orientarci nel mondo

  • si impara la storia per sapere qualcosa delle nostre origini

  • si impara il disegno per poter esprimersi in forme diverse

  • si impara la chimica, la biologia, la fisica

  • si riesce perfino a fare un po’ di sport per mantenersi in forma

però

non si riesce a imparare niente riguardo a:

  • il linguaggio del corpo, le induzioni emotive (ovvero come si partecipa emotivamente ai sentimenti degli altri) e relative conseguenze

  • gli aspetti salutari del rapporto d’amore primario (tra padre e figlio e madre e figlia)

  • le interferenze sociali  nei rapporti primari come principali cause di disagio psichico

  • lo sviluppo sessuale nell’adolescenza e relativi aspetti dell’evoluzione emotiva

  • il contatto fisico, come fonte di benessere

Ecco che di queste cose si occupa la psicanalisi, e queste cose fanno parte della nostra vita quotidiana, ma nessuno ci aiuta a gestirle.

Possiamo avere un po’ di fortuna, se il corso naturale delle relazioni familiari prevale sui tanti aspetti di natura economica che condizionano oggi la vita delle famiglie.

Un tempo era importante  per l’uomo avere una forte muscolatura, che gli garantisse di poter effettuare lavori e mantenere alte le sue probabilità di sopravvivenza.

Oggi la struttura muscolare riveste ormai ben poca importanza nel successo delle nostre strategie di sopravvivenza. Abbiamo maggior necessità di una buona automobile, di computer e telefoni cellulari e di tutti i macchinari che ci facilitano la vita e ci permettono di essere produttivi.

Non interessa più produrre qualcosa che sia davvero utile, ma è più importante produrre qualcosa che si vende facilmente …

Nascita, allattamento, crescita, socializzazione, vita scolastica, vita di coppia, rapporti tra genitori e figli …

Tutte queste cose non hanno niente a che vedere con le cose che si imparano a scuola!

Non c’è nessuno spazio per questo.

E’ più importante sapere la distanza tra la terra e la luna, nozione che si ricorda per circa una settimana, giusto  per poterla ripetere all’interrogazione del giorno dopo, che non capire cosa ci fa stare male in un momento difficile, o quantomeno acquisire qualche strumento per poter capire meglio.

La psicanalisi aiuta nella vita quotidiana. Tutti coloro che hanno una vita sociale potrebbero avere molti benefici utilizzando le conoscenze scientifiche acquisite dopo molti anni di ricerche.

Certo, non tutti devono diventare psicanalisti, ma se ci fosse una cultura di base ben più preparata in questo campo, piano piano  non avremmo neanche più bisogno degli psicanalisti.

Occorre una volontà, e una scienza psicologica che concordi su almeno poche cose fondamentali.

Invece purtroppo abbiamo un numero esuberante di psicologi, dove ognuno cura il suo orticello, e troppo spesso un metodo è in completo contrasto con l’altro, offrendo così una immagine della scienza psicologica assai sfocata, imprecisa, impalpabile.

Penso che se uno psicologo afferma qualcosa possiamo trovarne probabilmente un altro che afferma l’esatto contrario …

Risultato: la psicologia sembra una scienza per ciarlatani… e non le si dà lo spazio di cui la nostra società avrebbe bisogno.

Un vero peccato!

Chissà che non si riesca a rimediare …

Articoli correlati:

Violenza, gioco e ideologia

Il ricordo della violenza che imperversava a Milano, dove vivevo quando ero ragazzino alle volte mi perseguita.

Parlo degli anni 1971, ’72 e ’73.

Allora ero un militante del Movimento Studentesco e niente era apparentemente più importante, nella mia vita, della politica. Avevo 13 anni, quando ho cominciato, nella fine del ’70 e 17 quando ho smesso, nel ’74.

Allora uscire di casa, vestito con l’eskimo verde, come ero io, era veramente pericoloso. Milano era percorsa da bande estremiste, che si riconoscevano a vista, si puntavano e si scontravano quasi quotidianamente.

Eravamo praticamente tutti in divisa, una divisa non dichiarata, ma evidente.

I compagni avevano l’eskimo, appunto, o il loden, calzavano le clarks, i jeans capelli spesso lunghi e barbe spesso incolte, o baffoni alla Stalin …

I fasci avevano le barrows ai piedi (scarpe a punta eleganti) e i ray ban a goccia come occhiali fissi. Giravano spesso sui vespini 50 o il “primavera” 125.

Poi c’erano le zone controllate dalle diverse bande.

L’Università Statale era la roccaforte dei Rossi, mentre Piazza San Babila era il luogo dei Neri.

Da notare che tra i due punti vi sono più o meno 300 metri di distanza, una zona di confine dove poteva accadere di tutto. Praticamente Corso Europa, che finisce in San Babila da una parte e in Via Larga, a ridosso della Statale dall’altra segnava un confine mai dichiarato ma che era meglio non varcare, quantomeno con un certo abbigliamento.

Ricordo le rare volte che ero costretto a passare da quella zona il batticuore e la paura che avevo, come se, da un momento all’altro potessi essere aggredito.

Poi c’erano le varie piazze e piazzette di quartiere, magari con un lato della piazza nero e l’altro rosso.

Normalmente i compagni avevano una chiave inglese sotto la giacca e i fasci il coltello in tasca.

Le aggressioni dieci contro uno erano all’ordine del giorno.

Si organizzavano i “cucchini” cioè aspettare la gente sotto casa e riempirla di botte …

Il sabato pomeriggio poi era sempre “caccia aperta” o di qua o di là qualcuno all’ospedale ci finiva quasi sempre.

Ogni mattina che paura uscire di casa!  E fare quei 200 metri tra la fermata del tram e la scuola …

Eppure sono stato fortunato. Per una serie di casualità non ho mai dato una botta a nessuno e non le ho mai prese!

Diciamo che mi è andata bene.

Ma in questo clima l’ideologia che ci sosteneva era così importante? Nel mio vissuto di allora sì, anche se io ero un po’ particolare. Partecipavo alle attività del Movimento, ma i miei due migliori amici erano due fascisti. Soprattutto durante il primo anno di liceo. Poi i rapporti, a causa delle divisioni create dalla politica, si sono deteriorati.

Anche in estate, del resto, lontano da scuola, nella località marittima dove trascorrevo le vacanze con i miei genitori, nella scelta degli amici non facevo certo una selezione in base al colore della fede politica!

Si stava tutti insieme e si pensava soltanto a divertirsi! La politica era solo un ricordo scolastico. Era come se si andasse in vacanza anche da quella!

Ma la violenza, in tutto questo attivismo politico, che valore aveva? Aggiungeva il pepe a tutte le situazioni! Ogni incontro era un brivido. Era come vivere in continuazione in un film di Hitchcock.

Uscivi di casa e ti chiedevi: riuscirò a tornare a casa vivo? Quale sensazione avrebbe potuto farti sentire più adulto? Quando tutto si era tranne che adulti! Poi il gruppo, i collettivi studenteschi, i ruoli all’interno dei collettivi, le gerarchie che piano piano si scalavano, i capi e i capetti che si guardavano con ammirazione. Tutto quanto contribuiva a creare un mito e una mitologia. Con tutti gli aspetti segreti dell’organizzazione, le cose che non tutti sapevano ma che sapevano tutti: chi aveva menato di qua e chi di là, tutte cronache del pronto soccorso …

Dopo quegli anni molte cose sono cambiate. Direi che da quei giovani sono iniziate diverse strade. Qualcuno ha poi fatto il salto verso la lotta armata, per fortuna non molti. Altri sono tornati a fare i bravi ragazzi. Molti sono passati al consumo di droghe e ad un altra forma di essere “diversi” rispetto alla gente comune, a coloro che nel mondo dei ragazzi di allora erano i “regolari”, cioè quelli che si alzano la mattina e vanno a lavorare.

Erano anni in cui le influenze musicali erano importanti, e la musica diventava occasione per consumo di droga collettivo, soprattutto hashish, ma anche tutto il resto, dall’ LSD alla coca e all’eroina.

L’eroina è  diventata in breve una piaga sociale. La violenza è poi diventata il piccolo scippo per procurasi la dose, il furto dell’autoradio o della macchina. La piccola delinquenza quotidiana, ma motivata quasi sempre dalla necessità imposte dall’assuefazione. Poi con la diffusione dell’AIDS la siringa sporca si è trasformata in un arma letale da utilizzare come minaccia! Che orrore!

Cosa ci rimane oggi di quegli anni di violenza?

Ben poco direi! Soltanto  LA VIOLENZA.

La violenza non ha più ideologia, non ha più giustificazioni! Nessuno propaganda più la violenza come sistema per mutare la società! Bé qualche volta lo fa Bossi, che dice che si imbracceranno i fucili …, ma fa più sorridere che altro, almeno speriamo.

Eppure le guerre non sono certo finite e abbiamo assistito impotenti al crollo delle torri gemelle, forse l’atto più drammatico cui il mondo ha mai assistito in diretta dopo le esplosioni delle bombe atomiche in Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ma oggi la violenza per i giovani è gioco! Raramente ha conseguenze tragiche, anche se quando avviene sembra che chi la compie non si renda neanche conto delle conseguenze di ciò che ha commesso.

Il Wrestling è ormai quasi passato di moda, anche se ha diffuso una cultura di violenza acrobatica ma piena di sangue “dal vivo” …

In questo aspetto le immagini di violenza che circolano nel mondo virtuale, con la tv e con internet, hanno un peso non indifferente. Reale e virtuale spesso si confondono e la sensazione di sentirsi protagonisti che si prova in un videogioco può essere ricercata anche nella realtà.

Direi che un passo avanti è stato fatto: la violenza dell’ideologia è sconfitta. Non c’è più, o quasi, una ideologia che fa della violenza la propria bandiera!

Tuttavia c’è un linguaggio molto violento, abbiamo immagini molto violente, abbiamo violenza sulle donne e sugli animali, sui deboli in generale.

Abbiamo casi di violenza cieca e immotivata, stupida e inutile, ma mai sostenuta da una ideologia, sempre più emarginata dalla ragione e da una società che vuole crescere piuttosto che combattersi.

Ma allora? Che fare con questo residuo di violenza?

Io penso che occorra gestirla, farne gioco civile. Porre limiti ma usarla per divertimento.

Se guardiamo due o tre cuccioli di cane o di gatto o di altri mammiferi spesso li vediamo lottare tra di loro, mordicchiarsi, graffiarsi e comunque aggredirsi. Non si fanno quasi mai male! E’ uno spasso osservarli.

Pensare che i nostri ragazzi non abbiano di questi impulsi è assurdo. Val la pena giocarci e cominciare a considerare l’aggressività come una parte di ognuno di noi che si può gestire. Come la sessualità.

Altro aspetto della crescita che preoccupa molto chi cresce. Aggressività e affettività sono comunque ancora oggetto di censura nella nostra società. Ai ragazzi resta difficile parlarne. Non lo fa la scuola e spesso anche i genitori sono imbarazzati.

Invece io credo che organizzare delle “risse scolastiche”, ovviamente rispettando delle norme di sicurezza evitando che qualcuno si faccia male, in cui i ragazzi possono divertirsi, esprimendo la propria aggressività senza farsi male, farebbe un gran bene alla loro convivenza.

Assurdo? E allora perché i ragazzi filmano in continuazione episodi di piccole risse tra di loro? Non è forse un gioco?

Creano addirittura dei club e si ritrovano per prendersi a cinghiate …

Certo, c’è una identità di destra nella cinghiamattanza, ma sembrano più i richiami alla violenza fine a se stessa, che non all’ideologia. Anche se gli adepti parlano di una “danza macabra” che  “non è odio cieco, eccesso sadico, escamotage per scatenare masochismo represso” ma “in ultima istanza (aguzza la vista) è un atto d’amore…”

Anche il calcio, con i suoi riti domenicali, è privo di qualsiasi ideologia, e anche il tifo sembra soltanto una scusa per soddisfare gli istinti aggressivi.

Ma aggressività e amore sono gli aspetti maggiormente censurati dalla cultura. E sono anche le cose che maggiormente attraggono, fatalmente.

La trasgressione è un richiamo troppo forte per gli adolescenti che devono superare le prove di iniziazione per accedere al mondo degli adulti.

In fondo gli adulti danno molti esempi di un mondo inaccessibile ai giovani. Soltanto l’esistenza di film VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI, sembra un richiamo irresistibile per un mondo adulto dominato dalle PROIBIZIONI.

Ecco che i ragazzi, per diventare adulti, devono essere capaci di accedere al PROIBITO. Ciò che è proibito, nella fantasia dei ragazzi, non lo è perché dannoso, ma soltanto perché riservato agli adulti che possono goderne LIBERAMENTE.

Se ne deduce che tutte le proibizioni, relative al sesso e alla violenza, non fanno altro che eccitare gli animi.

Che fare allora?

Potremmo parlare di sesso molto più liberamente, rendere noiosi, come in realtà sono, tutti i film pornografici, e giocare con i ragazzi e la loro aggressività, un aspetto naturale e non pericoloso, di per sé.

Ai ragazzi piace giocare.

E perché mai gli adulti non dovrebbero aiutarli a giocare? Solo reprimere?

La repressione, senza alcuna comprensione, accompagnata soltanto dalla condanna, perché non si fa, può portare alla violenza, perché la repressione è già di per sé un atto violento.

E’ meglio condividere le esperienze con i ragazzi, e vivere vicino a loro, piuttosto che lontani, ipercritici e repressivi.

E’ per questo che con i miei figli faccio a botte quasi tutti i giorni …

O no?

🙂

Per scaricare La Ragnatela del Grillo in PDF vai qui:
Oppure qui per leggere la sinossi del racconto

Allattamento materno: chi ben comincia … è a metà dell’opera!

Fin dalla nascita, troppo spesso, si assiste alla separazione tra madre e figlio. Il bambino dovrebbe poter essere attaccato al seno nella prima mezzora di vita, se non proprio immediatamente, che è la cosa più naturale…

Dove sta la verità?

In generale, le politiche sanitarie che effettuano dei veri e propri sabotaggi dell’allattamento al seno sono molteplici. La stessa diffusione, tanto comune, dell’uso del succhiotto, è una grande interferenza nel naturale rapporto tra madre e figlio.

Tratto dalla Dichiarazione degli Innocenti sulla protezione, la promozione e il sostegno all’allattamento al seno:

… Per raggiungere l’obiettivo globale di una migliore salute e di una più corretta alimentazione della madre e del bambino, tutte le donne dovrebbero essere messe nella condizione di praticare l’allattamento esclusivamente al seno, e tutti neonati dovrebbero essere nutriti soltanto con latte materno, dalla nascita fino ai 4-6 mesi di vita. I bambini dovrebbero continuare ad essere allattati al seno, ricevendo allo stesso tempo alimenti complementari adeguati, fin oltre i due anni di età …

Osserviamo un sito che offre informazioni, ma … qui possiamo leggere:

… Nonostante il latte materno sia un alimento perfetto per la crescita del nostro bambino, può accadere che non riusciamo a produrne abbastanza: quindi le richieste del nostro bambino aumentano e la crescita si fa più lenta, cosicché siamo costrette a ricorrere al biberon …

Invece possiamo leggere anche una opinione diversa:

… I seguenti metodi non sono affidabili per giudicare se il bambino riceve abbastanza latte: … […] … Il bambino accetta il biberon dopo la poppata. Questo non significa necessariamente che è ancora affamato. Non è un buon controllo perché il biberon può interferire con l’allattamento al seno …

Altro tema importante: lo svezzamento. Leggiamo qui

… Per le mamme che hanno latte si consiglia di procedere allo svezzamento solo dopo i sei mesi.Il primo accorgimento da tenere presente è la gradualità con cui si dovranno svolgere tutte le operazioni. Inizieremo con l’intervallare il biberon al seno, aumentando di giorno in giorno le poppate artificiali. Il bambino non si accorgerà della sostituzione delle poppate al seno e comincerà a percepire come naturale la tettarella …

Mentre qui si legge:

… L’età minima per lo svezzamento nell’uomo è due anni e mezzo e l’età massima sette anni …

Consideriamo che sul sito www.allattiamo.it non è presente alcuna pubblicità, mentre sui siti www.italiadonna.it e www.pianetamamma.it abbondano i link e i riquadri che portano allo shopping di tutti i prodotti per l’infanzia, per la mamma e per l’allattamento artificiale.

Quanto dobbiamo all’industria per l’infanzia le pseudo-informazioni che troviamo sui siti commerciali? Dove avremo le informazioni migliori per noi e per i nostri figli? In quanti casi nella vita, senza saperlo, le informazioni che riceviamo, sono influenzate da fattori economici?

Un Clic QUI per leggere e scaricare La Ragnatela del Grillo !

Articolo già pubblicato nel primo blog di giosby

GIOCARE a un gioco…

Stanno giocando a un gioco. Stanno giocando a non

giocare a un gioco. Se mostro loro che li vedo giocare,

infrangerò le regole e mi puniranno.

Devo giocare al loro gioco, di non vedere che vedo il gioco.

R.D.Laing Aprile 1969 da:  NODI

Quante volte le relazioni nella vita sono improntate a questo sottile gioco del capire e far finta di non capire?

Un eterno gioco di equivoci, dove stare al gioco e recitare una parte, permette di mantenere un ruolo all’interno di situazioni sociali che, a volte, niente ha a che fare con il proprio essere, con la propria capacità espressiva.

Questa situazione, per quanto sia comune, è causa di sofferenza.

Io ci penso spesso…
Un Clic QUI per leggere e scaricare La Ragnatela del Grillo !

LETTURE DI PSICANALISI

Vittorio Volpi

“Manuale di psicoanalisi dell’età evolutiva”

Ed. Analisi Psicologica c/o C.I.R.S.O.P.E. (I edizione marzo 1971)

Una nuova visione dello sviluppo dell’identità personale, sviluppata negli anni di lavoro di Vittorio Volpi, psicanalista. L’analisi dell’importanza del rapporto madre-figlia e padre-figlio e il suo valore fondante per un sano e armonico sviluppo dell’identità personale. La teoria in questo libro viene costantemente affiancata da esempi concreti, che sono in grado di far comprendere a fondo i risvolti emotivi e l’importanza del rapporto con il ‘genitore omologo’ (dello stesso sesso).

Vittorio Volpi

“Manuale di psicanalisi del rapporto di coppia.”

Ed. Analisi Psicologica c/o C.I.R.S.O.P.E. (II edizione settembre 1988)

I processi emotivi inconsci e le interrelazioni con l’ambiente (rapporti familiari, lavoro..) che caratterizzano la nascita e la crescita del rapporto di coppia. L’analisi teorica viene affiancata da esemplificazioni cliniche, per meglio illustrare i concetti teorici sviluppati nel lungo lavoro clinico con le coppie da Vittorio Volpi, psicanalista.

Vittorio Volpi a cura di

“Bambini e adolescenti che soffrono”

Edizione Sapere, Padova (1997)

Lo sviluppo della patologia psichica nei bambini e negli adolescenti. La teoria dello sviluppo della psicosi come grave ‘frattura’ nei rapporti madre-figlia e padre-figlio, causata da ‘interferenze’ che hanno interrotto o gravemente disturbato la comunicazione all’interno di questi rapporti, viene utilizzata come strumento di lavoro per superare il disagio psichico. Il libro fornisce anche una nuova lettura di come possono essere ‘interpretati’ i sentimenti che si sviluppano negli operatori a contatto con il grave disagio psichico. La parte teorica è seguita da esperienze professionali.

Vittorio Volpi a cura di

“Rapporto di coppia e salute mentale dei figli.”

Analisi Psicologica (I edizione aprile 1998)

Una lettura psicanalitica delle influenze del mondo emotivo dei figli sulla coppia genitoriale.

Per richiedere questi libri scrivetemi:

giorgio.mancuso|at|exotix.it

Un Clic QUI per leggere e scaricare La Ragnatela del Grillo