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Il Governo del Fare (cazzate) ! Inglese per tutti !

Ieri sera ero a cena da amici, e tra di loro c’era un insegnante di inglese madre lingua, disperato per l’impossibilità di insegnare ai ragazzi italiani che arrivano alle scuole superiori dopo aver ripetuto sempre le stesse cose in malo modo.
Il livello della conoscenza dell’Inglese in Italia, purtroppo, lo conosciamo tutti.
Ci faceva notare che ci sono delle direttive in Europa per utilizzare la TV al fine di insegnare l’inglese. E’ sufficiente trasmettere film in lingua originale inglese in TV, inizialmente con i sottotitoli e dopo 5 anni solo in originale.
Per esempio se trasmettessero I Simpson soltanto in Inglese avremmo tutti molto da imparare.

Simpson
A sentire il mio amico questo avviene in Spagna già da tempo e comunemente in Nord Europa.
Ma sembra che il lavoro di doppiaggio renda a Berlusconi qualche miliardo ed è un settore “intoccabile”.

Interessante, a questo proposito, la testimonianza e i suggerimenti risalenti al 2006 di uno studente universitario.

***

Conoscenza della lingua inglese

Come si potrebbe migliorare la situazione italiana.
Sono uno studente universitario che sta trascorrendo un periodo di studio come Erasmus in Olanda. Fin dal primo giorno che sono arrivato qui ho potuto constatare che noi studenti italiani siamo fra i peggiori in Europa a conoscere la lingua inglese.
La situazione italiana non è neanche lontanamente paragonabile a quella olandese e di tutti i Paesi del nord dove tutti conoscono l’inglese: dai professori agli studenti, dalla commessa del supermercato al portiere, fino all’ultima persona che si incontra per strada. Ma anche in confronto ad altri paesi europei (come il Portogallo o la Germania) la nostra conoscenza della lingua inglese risulta decisamente scarsa.
Personalmente ritengo che per una completa integrazione nell’Unione Europea è indispensabile che tutti i suoi cittadini siano capaci di comunicare fra loro. Dato che l’inglese è la lingua più diffusa nell’UE dovremmo quindi cercare sempre più di affiancare questa lingua all’italiano.

Ma come fare?
Lo strumento più efficace e più ovvio è quello di iniziare ad insegnare l’inglese ai bambini fin dalle scuole primarie, quando apprendere una nuova lingua è semplice: è quasi un gioco! Era una delle “belle promesse” di questo governo… realizzata? Non so fino a che punto.
Ma questo non è l’unico modo per migliorare la nostra situazione.
Sempre in tema di istruzione un altro efficace strumento è quello di utilizzare l’inglese in tutti i corsi Master dell’università. Cioè nei primi 3 anni gli insegnamenti dovrebbero essere in italiano, mentre nel +2 dovrebbero essere in inglese. Questo sistema è già uno standard in molti Paesi e so che si sta iniziando ad utilizzarlo anche in Italia: occorrerebbe incentivare decisamente (o forse obbligare) la sua diffusione in tutti gli atenei.

Un’altra semplice proposta, secondo me molto efficace, è quella di promuovere la visione dei film nella lingua originale. Ovviamente mi rendo conto che la televisione pubblica, essendo legata a regole stabilite dal mercato, non può permettersi di perdere quella consistente fetta di pubblico che si rifiuterebbe di seguire un film in lingue originale. Comunque la TV pubblica potrebbe iniziare ad inserire qualche film in inglese con sottotitoli in seconda serata o in altre opportune fasce orarie, oppure potrebbe trasmettere qualche cartone animato in inglese durante il pomeriggio.
Un ottimo strumento per incoraggiare la visione di film in inglese potrebbe essere quello di renderli disponibili al cinema ad un prezzo più economico. Questo significa che chiunque vuole vedersi il film in lingua originale invece di pagare 7 o 8 euro ne paga, ad esempio, 5. Questo strumento oltre a cercare di migliorare la diffusione dell’inglese raggiungerebbe anche un altro obiettivo: diminuire il prezzo del biglietto del cinema che ultimamente è diventato decisamente caro. Ovviamente lo Stato dovrebbe incentivare le sale cinematografiche a proiettare film in lingua originale attraverso sgravi fiscali o sovvenzioni che coprano in parte il gap sul prezzo del biglietto. Si dovrebbe fare in modo che in una multisala con 7 o 8 film un paio siano sempre in lingua originale con sottotitoli, oppure in cinema con una sola sala almeno per una settimana al mese vi sia una pellicola in inglese. Questo sistema non andrebbe ad intaccare il lavoro dei doppiatori: la maggior parte delle pellicole continuerebbe ad essere doppiata.

Spero di aver dato un piccolo contributo su un tema che forse attualmente non è una priorità ma su cui si dovrebbe cercare di trovare delle soluzioni ora, senza rischiare così si rimanere troppo indietro rispetto al livello degli altri Paesi europei.

duca_di_wellington

***

Io ricordo che oltre venti anni fa ero in Grecia e quasi tutti parlavano un fluente inglese.

Se fai due chiacchiere con i nostri “vucumprà” sempre più amati

vu-cumpra

scopri che molti di loro sono laureati e parlano quasi sempre inglese e francese molto meglio dei nostri professori.

E invece cosa riusciamo a fare in Italia, grazie al “Governo del Fare”?

Creiamo insegnanti di lingua inglese che partendo da ZERO con 50 ore di aggiornamento (di cui 20 on line) diventano INSEGNANTI di INGLESE per le scuole primarie !

Many thanks “Mamma” Gelmini!

gelmini

Ma noi pensiamo ad iniziare ad insegnare il dialetto !

I nostri bambini saranno certamente europei D.O.C.
Potta !!!

Ai con FINI della realtà.

contadino_turco
Molti anni fa ricordo un fine settimana passato in casa di amici nella bergamasca.
Il mio amico mi invitò ad andare a casa del contadino vicino a prendere qualche uovo.
Una meraviglia. Un contatto diretto con la natura, con il luogo, con i suoi abitanti.
Entrammo a casa del contadino e ci passammo circa venti minuti.
Ricordo di non aver compreso una sola parola di quelle pronunciate dal contadino.
E non c’era nessuno sforzo, da parte del contadino, per farsi capire.

Sempre molti anni fa viaggiavo con alcuni amici in moto per un breve tratto deserto della Turchia, in direzione della Cappadocia.
A un certo punto, dopo un centinaio di chilometri senza incontrare un anima viva, apparvero alcune case, un piccolo villaggio nella landa desolata afosa e polverosa.
Ci fermammo un po’ timorosi ma incuriositi di un contatto con una popolazione lontana da tutti.

Arriva un uomo che esce dalla sua casa e ci invita ad entrare, parla e parla una lingua incomprensibile, ma si aiuta con i gesti, con lo sguardo, con la mimica facciale e tutto di lui esprime un desiderio di ospitalità.

Chiama la moglie e ci fa sedere per terra al suo povero tavolo, ci offre il suo tè ed il suo cibo semplice, patate e verdure, gustate con la certezza di essere realmente in contatto con una realtà culturalmente assai lontana anche se emotivamente davvero vicina.

Noi tutti ridevamo del dialogo tra di noi, e capivamo quel che si poteva e si voleva capire.

Spuntò una figlia da una stanza semibuia e sembrava allergica alla luce del sole tanto i suoi occhi parevano irritati.

Fantasticammo che la offrisse in sposa ad uno di noi e forse avevamo capito bene …

Oggi leggo che la Lega vuole introdurre un esame di italiano per i cittadini stranieri che vogliono aprire un’attività commerciale.

Ma il commercio ha un linguaggio semplicissimo: prodotto, prezzo, acquisto.

Il denaro è un linguaggio universale e non ha bisogno di traduzione.

Allora mi chiedo il perché di questo nuovo e ulteriore paletto che cerca di respingere invece che di ospitare e penso a Gianfranco Fini, che spesso incontra gli studenti e dice loro che chi discrimina lo straniero è uno stronzo.

fini_dubbio

Ed è lo stesso Fini che, forse, cerca di tenere testa ad uno strapotere dell’asse Berlusconi-Bossi che sta distruggendo in Italia un clima di civile convivenza e di accoglienza che vorrebbe essere una caratteristica del nostro Paese.

Altro che Partito dell’Amore …

Eppure qualcosa non mi convince.

Forse era più chiaro il contadino turco, con il suo sorriso inequivocabile.

Il sorriso di Berlusconi è chiaramente di plastica.

Ma i dubbi di Fini saranno genuini?

Con Fini o Senza Fine ?

P.S. Un piccolo appunto: i miei figli hanno fatto qualche anno di scuola elementare nella provincia di Bergamo, culla della “Padania”.
Dai loro insegnanti, rigorosamente padani doc, hanno imparato frasi come “spogliati la felpa!” e nozioni come:

“Il tavolo è duro perché lo tocco”

Quando ignoranza e presunzione vanno a braccetto …

10 consigli per il voto!

  1. Andate a votare !

  2. Attenti: Pinocchio è al potere !

  3. Evitate di votare per Pinocchio !

  4. Dio lascia all’uomo la libertà di scelta. Perché la Chiesa vuole imporre a tutti le sue scelte ?

  5. Pinocchio usa la TV per raccontare le sue bugie ! Verifica sempre da più fonti tutte le notizie !

  6. Non sono tutti uguali !

  7. Dopo aver votato ricorda le promesse che sono state fatte !

  8. Se quello che fanno non c’entra niente con quello che hanno detto Pinocchio è tornato al potere !

  9. Se hai un Pinocchio dentro di te combattilo !

  10. Votare è soltanto un primo passo! Se poi non partecipi Pinocchio ti imbroglierà sempre !

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News dal Popolo Viola: Scurdammece o’ passato simm’e Napoli Paisà

Ecco che dice Gianfranco Mascia …

Questa è la sintesi, ma andiamo ai dettagli:

Il 2 gennaio Gianfranco Mascia, dopo un periodo di meritato riposo dalle fatiche dovute all’organizzazione del No B Day si prende la briga di rispondere sul suo blog alle numerose richieste di chiarimenti.

Da notare che risponde alle domande di un post, (questo: http://www.gianfrancomascia.it/index.php/2009/12/09/le-mie-dieci-risposte-al-no-berlusconi-day/)

in un altro post … (questo: http://www.gianfrancomascia.it/index.php/2009/12/16/no-b-day-la-mia-versione-su-quel-che-e-accaduto/#more-280 )

Ma questo è solo un piccolo problema.

Risponde nella fattispecie a Francesco Beato, in data 2 Gennaio 2010 a un commento di Francesco Beato del 10 Dicembre 2009.

Diciamo che di tempo per riprendersi il povero Mascia ne ha avuto abbastanza …

In queste risposte voglio osservare soltanto un PICCOLO particolare:

Mascia scrive:

” Ho scambiato con Franco (Lai) alcuni messaggi in cui lui si rammaricava del fatto che non si sia fatto molto per evitare l’anonimato di San Precario.”

Guardate adesso qui:

Dai Gianfranco, tutta la rete ha parlato dell’episodio di Franco Lai, tu stesso dici di aver scambiato dei messaggi con lui e poi dici che non lo conosci?
Mah!

AGGIORNAMENTO DEL 7 GENNAIO: GIANFRANCO MASCIA AFFERMA SUL SUO BLOG DI AVERE SCAMBIATO MESSAGGI CON FRANCO LAI SOLTANTO IL 21 DICEMBRE E PERTANTO CHE NELLA DATA DEL VIDEO, 5 DICEMBRE, NON CONOSCEVA FRANCO LAI.

ANCHE LO STESSO FRANCO LAI CONFERMA CIO’ CHE AFFERMA MASCIA.

MI SCUSO PERTANTO CON GIANFRANCO MASCIA, ANCHE SE IL PARTICOLARE E’ PIUTTOSTO IRRILEVANTE E RESTIAMO SEMPRE IN ATTESA DI ALTRE RISPOSTE …

Ma andiamo oltre …

Alla fine Mascia scrive:

“Io spero di aver risposto. Faccio cortesemente notare che sono da due ore al computer e che – sinceramente – preferisco parlare del futuro piuttosto del passato.”

Ecco i miei commenti sul suo blog:

Caro Gianfranco,
grazie per aver passato ben 2 (due!) ore al computer per rispondere a qualche domanda.
L’impresa mi sembra quasi eroica.
Io, che non godo della tua popolarità, a volte ci passo molto più tempo solo per cercare qualcosa che mi convince poco.
Ma probabilmente sono uno stupido maniaco …

Ad ogni modo manca qualche rispostina e io, umilmente ti ripropongo le domandine, anche se aspetto dal 14 Dicembre alcune risposte, specie sugli insulti di San Precario che ho riportato nell’altro post da te completamente abbandonato …

http://www.gianfrancomascia.it/index.php/2009/12/09/le-mie-dieci-risposte-al-no-berlusconi-day/comment-page-1/#comment-2708

Riporto domande inevase poste più sopra:

1)
Gianfranco Mascia scrive che controlla il sito ilpopoloviola.it di cui è intestatario Rosario Mascia. (sono curioso e sono andato a vedere …)
E’ un parente? Mah.

2)
La situazione è ben poco chiara:
quanti POPOLI VIOLA ci sono?
se Gianfranco pensa, finalmente, che l’Anonimato non sia accettabile in un movimento che ha bisogno di TRASPARENZA e correttezza, cosa ci fa nell’altro Popolo Viola?

Cosa possiamo imparare da tutta questa strana storia?

3)
Aggiungo che San Precario è anche un utente del sito
—.popoloviola.it, gestito da Gianfranco Mascia.

Quanti sono i POPOLO VIOLA?

L’anonimato nel popolo viola è accettato?
E’ accettabile?
4)
Aggiungo un’altra richiesta: Tu scrivi sopra ->

“perchè non pubblicate le scansioni di chi ha firmato le richieste di autorizzazione?
Ho risposto sopra su chi siano i firmatari dell’autorizzazione. Spero che ti fidi”

Perché dovrei fidarmi Gianfranco?
Sono anni che assilliamo Berlusconi (GIUSTAMENTE) dicendo che non ci fidiamo di LUI, che vogliamo andare a fondo, vedere i documenti, i processi, le indagini della magistratura e TUTTO ciò che lo riguarda e INVECE di TE dobbiamo FIDARCI !
In base a quale PRINCIPIO?
Una LEGGE AD PERSONAM giusto per te e il Popolo Viola?

La Trasparenza o vale per tutti oppure non vale niente!

Ho la pazienza per aspettare ancora.
Buona Befana!
______________________________________

Dopo aver letto il PREZIOSO CONTRIBUTO di Susanna Ambivero scrivo ancora:

“leggo nel blog di Susanna Ambivero, a proposito di una tua risposta:

(Gianfranco Mascia)”Mi stupisce rivelando che la data del 5 dicembre è stata decisa unilateralmente da Di Pietro e Ferrero salvo poi presentarla come una data proposta dal “popolo della Rete”.

http://susannaambivero.blogspot.com/2010/01/le-verita-di-gianfranco-mascia-sul-nbd.html

E’ vera questa affermazione di Susanna?

O smentisci?”

Aspettiamo trepidanti le tue risposte Gianfranco Mascia.

Le aspettiamo qui, o da Susanna Ambivero, o dal Tafanus che ringrazio per aver riassunto e anche fatto partire qualche domanda, o da Francesco Beato, o su Facebook dove pubblico un NOTA

Insomma dove vuoi …

in attesa di …

Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato …

🙂

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Le bugie di Berlusconi. Il miracolo de L’Aquila è solo propaganda.

Grazie ad Associazione Culturale I Care e, indirettamente da lorenzoc apprendo che …

ABRUZZO: IL 58% ANCORA FUORI CASA

terremotoL_Aquila

In un paese in cui i fatti scompaiono nel frastuono del marketing e della propaganda e in una democrazia dove la realtà si reiventa ogni sera all’ora di cena per la convenienza del potere, in un paese così, mettersi a sottolineare i numeri nudi e crudi è un atto quasi sovversivo.

In Abruzzo oggi (29 dicembre 2009) il totale degli terremotati assistiti secondo la Protezione Civile è di 30.212.

Il 37% (11.221) persone vive negli edifici del progetto C.A.S.E. voluto dal Governo.

Il 5% (1.425) risiede nei Map (le casette di legno per intendersi).

Il 58%, ovvero 17.566 persone, vive provvisoriamente in alberghi, caserme e sistemazioni temporanee.

Queste erano le promesse:

Ecco la fonte dei dati:

Protezione civile L_Aquila_29.12.09Protezione civile L_Aquila-2_29.12.09

Vorrei aggiungere testimonianze reali:

Blob Rai 3 ( Caos Calmo – L’Aquila) – 01-gen-2010 20.00 from Gennaro Giugliano on Vimeo.

E’ drammatico vedere la differenza tra promesse e realtà.

E’ ancora più drammatico considerare che la realtà è offuscata per bene dalle bugie.

Quando in Italia si riuscirà a comprendere che Berlusconi vende se stesso agli Italiani come qualsiasi altro PRODOTTO che promette ottimi risultati, come in Pubblicità occorre fare.

Ottimi pubblicitari permettono elezioni sempre più favorevoli al prodotto Berlusconi.

Eppure non è così difficile da capire. Leggiamo su Wikipedia a riguardo:

***

Manipolazione dell’inconscio

Circa un secolo fa Edward Bernays, pubblicitario, ammetteva nel suo libro “Propaganda”: «coloro che hanno in mano questo meccanismo […] costituiscono […] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. […] Sono loro che manovrano i fili…» [12]

Bernays non si riferiva soltanto alla propaganda politica, bensì anche alla pubblicità commerciale, i cui strumenti sono gli stessi: la sua campagna per la American Tobacco Company negli anni venti, per incitare le donne a fumare, consistette per esempio nell’associare visivamente in maniera costante la sigaretta e i diritti o la libertà della donna. Questa campagna fece aumentare le vendite a tal punto che la società Philip Morris riprese più tardi questa idea per gli uomini, e lanciò il famoso cow-boy Marlboro.

***

Peccato che quando sbagliamo ad acquistare un detersivo tuttalpiù ci resta una macchia sulla camicia, ma sbagliando nel voto e nel consenso rischiamo di rimanere in mutande!

O no?

🙂

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Ricevo da Irene e volentieri pubblico:

***

Questo profilo è stato aperto ufficialmente il 26 ottobre alle ore 17 e 15 per volontà di 3 studentesse universitarie di Roma che volevano contribuire alla manifestazione del 5 dicembre.
Anche se son passati solo 3 giorni il lavoro è stato impegnativo ed ha portato a convogliare nello stesso luogo virtuale ben $ studenti dei 3 atenei romani in poche ore.
L’idea era quella di creare una rete di studenti in contatto tra loro ( anche perché qua a Roma all’università poche persone sanno dell’iniziativa e non la seguono dal web ), con referenti per le singole facoltà e volenterosi che avrebbero aiutato nel passaparola, nelle P.R., e nel volantinaggio.
Le idee per un volantinaggio poco dispendioso semplice e funzionale c’erano. C’era un’ipotesi di evento di gruppo da organizzare verso fine novembre. C’erano da fare tante cose.
Nel fare questo lavoro abbiamo incontrato varie difficoltà tra cui il dover ritagliare tempo da giornate già molto piene per un compito abbastanza complesso, il contattare attivamente e personalmente il maggior numero possibile di persone che si stavano iscrivendo per trovare i referenti, cercare di darsi appuntamenti all’esterno del web per vederci di persona con ogni singolo referente, creare un volantino poco costoso e funzionale adatto a pubblicizzare la pagina degli universitari, dare indicazioni continue su come muoversi, su come aggiungere gente tramite funzioni facebook, rispondere ai quesiti che ci venivano posti dagli utenti della pagina, spesso quesiti molto generici ai quali non potevamo neanche dare una risposta poiché riguardavano l’organizzazione generale dell’evento o questioni che avremmo dovuto affrontare con calma, passo dopo passo.

Prima di ieri inoltre ci siamo scontrate con qualche organizzatore locale e con quelli nazionali per via di una inspiegabile reticenza a:

1- rispondere a quesiti legittimi per avere sostegno e collaborazione
2- dare il proprio nominativo.

Su questo secondo punto vogliamo chiarire che Noi 3 abbiamo sempre dato per scontato che, assumendoci la responsabilità di gestire una pagina, di coordinare un movimento di centinaia di universitari, sarebbe stato Necessario rendersi palesi e disponibili, dando i nostri nominativi.

Non ci si può coprire dietro un’icona, un sito, un profilo. E’ inaccettabile.

Noi che gestiamo e coordiniamo una pagina, noi che diamo indicazioni, che facciamo da tramite dobbiamo prenderci la responsabilità di quello che diciamo e facciamo.
Per questo quando prendevamo contatto con gli studenti ci siamo sempre presentate come prima cosa, parlando anche della nostra attività universitaria, dando recapiti, mettendoci la faccia.

L’anonimato in situazioni del genere non è Ammisibile.

E’ mancanza di chiarezza alla base del movimento.

Perché per sapere il nome di uno dei coordinatori del gruppo di Roma una di noi ci ha impiegato 20 minuti ???

Questa non è collaborazione.
Questo non è assumersi le proprie responsabilità.
Questo non è essere chiari.

Il gruppo di Roma inoltre ha dato per scontate troppe cose e ha utilizzato toni da entità organizzatrice superiore e non è questa certo la situazione in cui comportarsi in maniera ottusa e poco produttiva.

L’altro grande problema che si è posto in pagina nazionale i giorni scorsi è stato quello dei partiti e delle conseguenti bandiere.
Noi abbiamo posto la questione ai coordinatori nazionali per avere chiarezza in merito ma ci è stato risposto Altro.
Abbiamo chiesto riguardo A e ci è stato risposto riguardo B.
Non siamo scemi.
Forse gli organizzatori non lo capiscono.

Non c’è stata chiarezza neanche in questo caso.

Abbiamo anche suggerito, in merito a questa questione che appariva complessa e poco chiara appunto, di inviare un Comunicato Stampa a Tutte le Segreterie dei Partiti ( cosa non complessa da attuare ) per essere chiari e netti sulla questione delle bandiere e della partecipazione apartitica e solo civile all’evento.
Cioè Di Pietro viene come Di Pietro e non con il bandierone.
Su questo come mai nessuno ci ha risposto ??

Fino a ciò stavamo comunque andando avanti con voglia e passione, stavamo crescendo e stavamo trovando referenti e gente volenterosa.

Questo fino a ieri sera. Ieri sera abbiamo scoperto che uno dei fondatori della pagina Franco Lai è stato rimosso dall’incarico di amministratore e ha scelto di uscire dal movimento, lasciando, appena possibile, una nota con le spiegazioni dettagliate dell’avvenuto.
Ed è chiaro che, dopo giorni e giorni di duro lavoro giorno e notte, lo ha fatto con dolore, rabbia, delusione.

Noi ci siamo informate, ieri sera..
Anzi abbiamo provato a informaci, lo abbiamo fatto nella pagina nazionale ponendo dubbi e quesiti.
Ma siamo state trattate in maniera poco gentile e educata da varie persone, tra cui per primo va menzionato colui che ieri rispondeva da quella pagina poiché Unico Amministratore della Pagina Nazionale per sua Volontà : San Precario.

Tale soggetto è un Tizio ( e non lo chiamiamo così a caso ) di cui Nessuno conosce l’Identità.

E non parliamo dell’identità su face book, cioè di gusti, posizioni politiche, fotine di amici, ma parliamo di Nome e Cognome.

Dobbiamo dire e far notare che : dei 6 fondatori è stato l’unico a rendersi Reperibile Solo
Via Internet.
Nessuno lo ha mai visto né sentito.

Noi troviamo Folle che una persona si assuma la responsabilità di fondare, guidare, organizzare una pagina di 150.000 e passa persone potendo scomparire da un momento all’altro, non palesandosi, non assumendosi la reale responsabilità della situazione, nascondendosi dietro un Nick Name.

Non ci troviamo nulla di Democratico in tutto ciò.

E’ facile giustificarsi, come San Tizio ha fatto, dicendo che è per non rischiare ( cosa la pelle ? siamo forse nel Cile di Pinochet ? Non facciamo i tragici. )

San Precario non rischia, e gli altri fondatori del gruppo , gli organizzatori dei gruppi locali ( non tutti ) , tra cui anche noi 3, stiamo rischiando mettendo al posto suo nome cognome e faccia ?!?!
Perché noi lo abbiamo fatto. ?? E Lui no. ??

Secondo San Precario in Questura a dare i Nominativi per i banchetti ci sareste dovuti andare Voi, non Lui, che invece rimane un Account su Facebook e qualche riga su un blog.

Potrebbe essere chiunque.

E non vogliamo certo fare fantapolitica.

Crediamo solo sia giusto in una situazione simile essere onesti, chiari, e dire chi siamo realmente e cosa stiamo facendo.
E Non mandare avanti Nomi e Cognomi altrui.

Questo San X oltretutto ha varie volte usato toni aggressivi e da fomentato e si è addirittura paragonato ai Partigiani che durante la guerra mantenevano l’anonimato. ( vedere post che ha lasciato in bacheca sulla pagina nazionale -_-‘ )

Ora noi abbiamo rispetto per i Partigiani e per quello che hanno rappresentato nel paese.

Ma non abbiamo rispetto verso chi pretende di paragonarsi ad essi. ( e senza neanche metterci la faccia. )

Leggete Tutti la Nota che abbiamo Linkato firmata franco Lai, [COPIA] uno dei fondatori del movimento che è stato costretto a scegliere di andarsene, Nota che Lai ha scritto per spiegare a tutti quello che era successo.

E riflettete sul fatto che è l’unico che ci ha fornito delle spiegazioni.

Il comitato dei fondatori e gli organizzatori ha glissato di fronte alle nostre domande,e al massimo ha parlato di semplici litigi tra Franco e San Precario

Questo vuol dire provare a prendere in giro le persone.
Pensando che non ragionino.

Noi ragioniamo,
Poniamo domande,
e cerchiamo di capire.

E abbiamo capito che in questa organizzazione non c’è chiarezza, rispetto, onestà.

Questo non ci appartiene. Non fa parte del nostro modo di lottare.
Noi lottiamo appunto non solo contro Berlusconi ma contro quello che rappresenta e per quello che non rappresenta, cioè la democrazia, la responsabilizzazione, la chiarezza, l’onestà.

Se queste cose vengono a mancare tra di noi, tutto ciò perde di senso e di forza.
E anzi diventa qualcosa di assurdo e grottesco.
Che non ci rappresenta. Che è contraddittorio. E molto ambiguo.

Con dispiacere ci accingiamo a chiudere la pagina degli studenti universitari di Roma.
Chi vorrà potrà aprirne un’altra, e intanto prendere contatti qua sopra.

A ognuno la propria riflessione.
E ognuno vive e sceglie come vuole e soprattutto come può.

Con amarezza

Ilaria, Sabrina, Irene

***

Il dialogo con gli organizzatori del NoBDay sembra veramente difficile.

Sembrano davvero troppi i lati oscuri.

Sono passate due settimane dalla manifestazione e sembra calato il silenzio.

Ma davvero abbiamo bisogno di SILENZIO ?

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Proviamo a capire:

la manifestazione probabilmente vedrà la partecipazione di molte persone. Ci sarà la solita battaglia di numeri, ma comunque diciamo da 50.000 a 1.000.000 Bum.

Qualunque sia questo numero, per chi governa rappresenterà COMUNQUE una minoranza, anche se è una minoranza che si fa sentire …

I governi, in democrazia, si dovrebbero cambiare per vie democratiche, ovvero con elezioni democratiche.

Perciò è piuttosto improbabile che la manifestazione ottenga lo scopo di ottenere le dimissioni di Berlusconi.

Si dice molto che la manifestazione parta dal basso, dai blog, da Facebook, dalla Rete, ma in realtà non si capisce bene quanto sia importante il coinvolgimento dei partiti, in particolare IDV.

Su questo tema ho cercato di capire meglio, ma ho perso fin troppo tempo …

Vedasi Tafanus 1 Facebook 1 FB2 FB3 FB4 FB5 e Tafanus 2 Tafanus 3

Ho trovato in questo modo nuovi e vecchi amici e raccolto una buona dose di insulti ed aggressioni verbali, nonché la CENSURA dagli “amici” del NOBDAY.

Abbiamo un rischio serio di INCIDENTI durante la manifestazione, per la gioia del governo che potrebbe iniziare a gridare alla solita opposizione violenta e comunista.

Leggete a proposito i consigli di Cossiga …

Si è messa in moto una macchina che produce anche l’accumulo di soldi, in forma di sottoscrizioni, che non si capisce bene che fine facciano.

Gli organizzatori usano la CENSURA, senza troppi scrupoli, se hanno a che fare con qualcuno che fa domande scomode.

Inoltre insultano e minacciano, come i fans di Grillo o di Sabina Guzzanti o del Legno Storto o dei Forum Rai.

Alla fine della fiera, posso capire che può essere bello e rincuorante ritrovarsi in tanti in piazza, gridare la propria rabbia, trovare un nuovo colore VIOLA nel quale riconoscersi, ma tutto questo può essere veramente utile?

Certo che le elezioni di un nuovo segretario PD non esaltano nessuno, e nemmeno gli scandali che non risparmiano la sinistra, siano a sfondo sessuale o finanziario.

Ma l’unica cosa che può salvare una opposizione che, secondo i sondaggi è vicina al 50% è l’unità di TUTTE le componenti.

E’ MATEMATICA, e non va d’accordo con la POLITICA

🙁

Ma gli interessi in gioco sono ben diversi, e allora divisi e rumorosi! A raccontare che IL POPOLO siamo noi! Il popolo della RETE!

O dell’autogol?

🙂

P.S. Un esempio degli insulti ricevuti dall’amico Francesco da parte dei DEMOCRATICI del NoBDay

N.B. per visualizzare le pagine di Facebook bisogna iscriversi.

Se non volete iscrivervi e volete vederle scrivete a me e vi manderò una copia via mail

Altri articoli sul tema: Andrà tutto benissimo di Gianluca Freda

Vai a leggere e scaricare La Ragnatela del Grillo

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Aggiornamenti dalla RETE:

Francesco Beato in Facebook

Susanna Pejrano Ambivero in Facebook

“No B day”, possibilità di infiltrazioni violente?

Emanuele De Pascale su Tafanus

Tafanus:

Emanuele De Pascale del “No Berlusconi Day” ci risponde, ma senza dirci niente. “Stanno valutando”

A quando il “No Gattopardo Day”?

Taufanus

Ancora retroscena – 29 Ott. 2009 – L’altra faccia del “no berlusconi day”

L’onda bianca -> No berlusconi day

Su Facebook: Dialogando con Gianfranco Mascia? Organizzatore NoBDay.

oppure direttamente nel blog di Gianfranco Mascia


L’omertà di Berlusconi è un reato!

Berlusconi afferma di avere aiutato Marrazzo per tenerlo lontano dai guai. Egli afferma che essendo venuto a conoscenza dell’esistenza di un video che ritrae Marrazzo con un transessuale ha avvisato l’interessato fornendogli il numero di telefono dell’agenzia in possesso del video incriminato lasciando allo stesso Marrazzo la libertà di scegliere se denunciare il fatto alla magistratura o cercare di comprare il video in questione!

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«Mia figlia – dice Berlusconi – mi ha detto del video di Marrazzo come parla una figlia al padre. Mondadori l’aveva già rifiutato perché Mondadori non è né Repubblical’Espresso. Ho chiamato Marrazzo gli ho dato il numero di telefono dell’agenzia lasciando a lui la libertà di denunciare o meno quello che era successo»

Ebbene, questa “ingenua” ammissione di Berlusconi è un REATO.

Egli, nel suo ruolo di Presidente del Consiglio, mi sembra che possa essere considerato molto più che un PUBBLICO UFFICIALE.

Orbene un Pubblico Ufficiale che viene a conoscenza di un reato è OBBLIGATO a denunciarlo all’Autorità Giudiziaria!

Art 361 del Codice Penale:

Omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale

Il pubblico ufficiale, il quale omette o ritarda di denunciare all’Autorita’ giudiziaria, o ad un’altra Autorita’ che a quella abbia obbligo di riferire, un reato di cui ha avuto notizia nell’esercizio o a causa delle sue funzioni, e’ punito con la multa da lire sessantamila a un milione. La pena e’ della reclusione fino a un anno, se il colpevole e’ un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria, che ha avuto comunque notizia di un reato del quale doveva fare rapporto. Le disposizioni precedenti non si applicano se si tratta di delitto punibile a querela della persona offesa.

L’ultima frase in realtà scagionerebbe Berlusconi, ma orsù, un minimo di onestà …

NESSUNO poi ha osservatto l’omissione di Berlusconi.

Nella posizione di Berlusconi venire a conoscenza di una simile violazione della privacy, pensare che un ricatto possa essere in atto non dovrebbe lasciare alcun dubbio.

Il primo tutore della legge in Italia dovrebbe (il condizionale è proprio OBBLIGATORIO) essere in prima fila a rispettarla!

Non so perché, ma mi vien da ridere.

Invece evidentemente Berlusconi è abituato a pagare per risolvere qualche problemino scomodo e, INVECE DI FARE IL SUO DOVERE, suggerisce a Marazzo di comprare il video, o quanto meno, se “suggerisce” è una parola eccessiva, lo lascia LIBERO DI SCEGLIERE!

Ma in questo caso non c’è scelta.

Il presidente del consiglio non può scegliere liberamente tra giustizia e corruzione!

La via della giustizia DOVREBBE essere sempre la via privilegiata.

Ma questi ragionamenti con Berlusconi non tengono. Anzi, commettendo questo reato il premier rischia anche di fare bella figura, facendo apparire il tutto come un gesto per salvare dal fango un avversario politico.

Sarà una solidarietà tra vittime della violazione della privacy?

Però Presidente, il rispetto della Legge dovrebbe venire prima!

O no?

🙂

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La stessa idea per Prodi, Paolo Guzzanti e Paolo Barnard. Con la benedizione di Giacomo Leopardi …

Alcune similitudini sono curiose!

prodi-non-so

Prodi a Porta a Porta nel Settembre 2007  disse:

“Gli italiani non sono meglio della classe politica che li rappresenta”

Un concetto semplice semplice, non c’è che dire.

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Ma in fondo non fa che riprendere un concetto già espresso da Paolo Guzzanti il 24 Agosto 2007 nel suo blog:

E’ ORA DI RILEGGERSI IL MANZONI. NE HO PIENE LE PALLE DI CASTA E CASTAROLI. OGGI VOGLIO DETESTARE IL POPOLO DEGLI ITALIANI, UNA SENTINA DI IPOCRITI CHE DANNO SEMPRE LA COLPA AGLI ALTRI MENTRE DISTRUGGONO IL PAESE E COLTIVANO L’ODIO E FINGONO DI CREDERE CHE LA COLPA SIA DELLA CASTA, DELLA CUPOLA, DELLA MASSONERIA, DEI PARTITI, DEL VATICANO, DI TUTTI FUORCHE’ DI SE STESSI. L’ANTITALIANO.

Nell’articolo Guzzanti, tra l’altro scrive:

“Da sempe gli italiani vogliono violare le regole degli altri paesi, averne di proprie più privilegiate – andare in pensione prima di tutti gli altri nel mondo ma gridare allo scandalo per il vitalizio dei vecchi parlamentari, per esempio – mangiare il pane dei propri figli, appendere Mussolini a piazzale Loreto dopo averlo leccato e osannato, sputare monetine contro Craxi, fingere che la mafia, la camorra e la ndrangheta, il parassitismo e l’assenteismo dalle scuole, dai posti di lavoro, nei ministeri e nelle regioni anche nordiche, siano vizi della casta, dei padroni del vapore, non del popolo italiano.”

e ancora:

“No, miei cari: mafia camorra indrangheta assenteismo evasione fiscale sono il Dna italiano.

I grandi evasori? Siete voi tutti quando comperate una casa e denunciate un valore e un prezzo falso.

La camorra comincia quando si ammicca dal salumiere per passare davanti a chi c’è prima.” ( … )

“La casta, signore e signori, siete voi che oggi sputate fiele leggendo la nuova bibbia in cui si mostrano alcuni dei perversi effetti del vizio del paese, degli italiani, di questo popolo tronfio, piagnucolante, tendenzialmente assassino, mentitore, albertosordiano (nel senso dei personaggi di Sordi: Sordi era un eroe che li ha messi in piazza), sempre pronto a vedere le pagliuzze altrui e nascondendo la trave propria, ipocrita, moralmente discutibile, prepotente, quasi sempre codardo, ignorante come una capra ma supponente.”

Come dargli torto?

barnard
Ma infine arriva Paolo Barnard che il 18 Maggio 2008 scrive più o meno la stessa cosa:

L’informazione è noi.

Esordisce così:

Di chi è colpa? Non è colpa di Silvio Berlusconi, di Romano Prodi, di Cicchitto, di Casini, di Caltagirone, e soci. Non è colpa della Casta, né di quella dei giornali coi milioni di euro di prebende, e non è stata colpa di Ingrao, Forlani o Craxi. Non è la Mafia, non sono le logge dei venerabili, né l’Opus Dei, non è Confindustria o la lobby bancaria. La colpa è nostra. Punto. L’informazione che abbiamo è quella che noi italiani vogliamo.”

e continua così:

Guardiamoci. Siamo un popolo che si divide inesorabilmente in ‘parrocchie’ o ‘mafie’. Se non siamo mafiosi, siamo parrocchiali, una delle due, non si fugge. Cioè, se non ci aggreghiamo per colludere in affari criminosi di vario grado, col loro corredo di atrocità, truffe, omertà, insensibilità per la sofferenza altrui, adulazione del potente, piacere nell’abuso del potere (dall’associazione per delinquere di stampo narcomafioso o bancario, alla cordata assicurazione-pretura-avvocati-grande policlinico per tacitare un’operata di cancro nella mammella sbagliata; dal patto trasversale ipermercati-grossisti per fare cartello sui prezzi truffando i cittadini, al consapevole risucchio dei pensionati in difficoltà nelle più ignobili spirali di indebitamento da parte di finanziarie da galera ecc.), noi italiani ci raggruppiamo in parrocchiette di ‘compagni di merende’, litigiose, esclusive proprio nel senso di escludenti, solo formalmente aperte ma in realtà a strettissimo raggio, nemiche giurate della libertà di pensiero, insomma consociative ma sempre travestite da qualcos’altro  (e questo dal Corriere della Sera al periodico universitario, passando per le redazioni televisive, per i centri sociali, ONG,  blog più o meno noti, gruppi online, comitati civici, ONLUS ecc.). Come si può facilmente immaginare, il pensare liberamente e la facoltà di criticare a 360 gradi non sono compatibili con gli interessi né delle mafie né delle ‘parrocchie’. Ma sono proprio il libero pensiero e la critica senza barriere le componenti fondamentali della libera informazione al sevizio dei cittadini. E allora?

In altre parole, noi italiani la libertà di informare non la vogliamo, e quando si affaccia sulla soglia della nostra ‘mafia’ o ‘parrocchia’ la odiamo e la cacciamo con singolare ferocia.”

Hanno tutti ragione, certo! E questa sera farò più fatica a guardarmi allo specchio e a dormire sereno. Oppure no, perché tanto se non cambi tu perché dovrei cambiare prima io?

Ci resta forse soltanto da ritrovarci nelle nostre piazze virtuali, i blog, che corrispondono ai caffè di una volta, ad azzuffarci bonariamente con il carattere del tutto italiano che produce il mal costume come ben descritto oltre un secolo fa dal buon Giacomo Leopardi …

Leopardi

Discorso sopra lo stato presente
dei costumi degl’Italiani

(…)

Primieramente dell’opinione pubblica gl’italiani in generale, e parlando massimamente a proporzion degli altri popoli, non ne fanno alcun conto. Corrono e si ripetono tutto giorno cento proverbi in Italia che affermano che non s’ha da por mente a quello che il mondo dice o dirà di te, che s’ha da procedere a modo suo non curandosi del giudizio degli altri, e cose tali. Lungi che gl’italiani considerino, come i francesi, per la massima delle sventure la perdita o l’alterazione dell’opinion pubblica verso loro, e sieno pronti, come i francesi ben educati, a soffrire e sacrificar qualunque cosa piuttosto che incorrere anche a torto in questo inconveniente; essi non si consolano di cosa alcuna più di leggieri che della perdita eziandio totale (giusta o ingiusta che sia) dell’opinione pubblica, e stimano ben dappoco chi pospone a questo fantasma i suoi interessi e i suoi vantaggi reali (o quelli che così si chiamano nel linguaggio della vita), e chi non si cura d’incorrere per amor di quello in danni o privazioni vere, d’astenersi da piaceri, ancorché minimi, e cose tali. Insomma niuna cosa, ancorché menomissima, è disposto un italiano di mondo a sacrificare all’opinion pubblica, e questi italiani di mondo che così pensano ed operano, sono la più gran parte, anzi tutti quelli che partecipano di quella poca vita che in Italia si trova. Non si può negare che filosoficamente e geometricamente parlando, essi non abbiano assai più ragione dei francesi e degli altri che pensano e operano diversamente, e che per conseguenza in questa parte essi non sieno, quanto alla pratica, assai più filosofi. Al che li porta lo stato delle cose loro, nel quale in realtà l’opinione pubblica, per la mancanza di società stretta, pochissimo giova favorevole e pochissimo nuoce contraria, e la gente per quanta ragione abbia di dir male o bene di uno, di pensarne bene o male, prestissimo si stanca del­l’uno e dell’altro; si dimentica affatto delle ragioni che aveva di far questo o quello, benché certissime e grandissime, e torna a parlare e pensare di quella tal persona con perfetta indifferenza, e come d’una dell’altre.

( … )

Per tutto si ride, e questa è la principale occupazione delle conversazioni, ma gli altri popoli altrettanto e più filosofi di noi, ma con più vita, e d’altronde con più società, ridono piuttosto delle cose che degli uomini, piuttosto degli assenti che dei presenti, perché una società stretta non può durare tra uomini continuamente occupati a deridersi in faccia gli uni e gli altri, e darsi continui segni di scambievole disprezzo. In Italia il più del riso è sopra gli uomini e i presenti. La raillerie il persifflage, cose sì poco proprie della buona conversazione altrove, occupano e formano tutto quel poco di vera conversazione che v’ha in Italia. Quest’è l’unico modo, l’unica arte di conversare che vi si conosca. Chi si distingue in essa è fra noi l’uomo di più mondo, e considerato per superiore agli altri nelle maniere e nella conversazione, quando altrove sarebbe considerato per il più insopportabile e il più alieno dal modo di conversare. Gl’Italiani posseggono l’arte di perseguitarsi scambievolmente e di se pousser à bout colle parole, più che alcun’altra nazione. Il persifflage degli altri è certamente molto più fino, il nostro ha spesso e per lo più del grossolano, ed è una specie di polissonnerie, ma con tutto questo io compiangerei quello straniero che venisse a competenza e battaglia con un italiano in genere di raillerie. I colpi di questo, benché poco artificiosi, sono sicurissimi di sconcertare senza rimedio chiunque non è esercitato e avvezzo al nostro modo di combattere, e non sa combattere alla stessa guisa. Così un uomo perito della scherma è sovente sconcertato da un imperito, o uno schermitore riposato da un furioso e in istato di trasporto. Gl’Italiani non bisognosi passano il loro tempo a deridersi scambievolmente, a pungersi fino al sangue. Come altrove è il maggior pregio il rispettar gli altri, il risparmiare il loro amor proprio, senza di che non vi può aver società, il lusingarlo senza bassezza, il procurar che gli altri sieno contenti di voi, così in Italia la principale e la più necessaria dote di chi vuole conversare, è il mostrar colle parole e coi modi ogni sorta di disprezzo verso altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che sia possibile mal soddisfatti di se stessi e per conseguenza di voi.

Sono incalcolabili i danni che nascono ai costumi da questo abito di cinismo, benché per verità il più conveniente a uno spirito al tutto disingannato e intimamente e praticamente filosofo, e da tutte le sovraespresse condizioni e maniere del nostro modo di trattarci scambievolmente. Non rispettando gli altri, non si può essere rispettato. Gli stranieri e gli uomini di buona società non rispettano altrui se non per essere ripettati e risparmiati essi stessi, e lo conseguono. Ma in Italia non si conseguirebbe, perché dove tutti sono armati e combattono contro ciascuno, è necessario che ciascuno presto o tardi si risolva e impari d’armarsi e combattere, altrimenti è oppresso dagli altri, essendo inerme e non difendendosi, in vece d’essere risparmiato. È anche necessario ch’egli impari ad offendere. Tutto ciò non si può conseguire prima che uno contragga un abito di disistima e disprezzo e indifferenza somma verso se stesso, perché non v’è cosa più nociva in questo modo di conversare che l’esser dilicato e sensibile sul proprio conto. Oltre che allora tutti i ridicoli piombano su di voi, si è sempre timido e incapace di offendere per paura di non soffrire altrettanto e provocarsi maggiormente gli altri, incapace di difendersi convenientemente perché la passione impedisce la libertà e la franchezza del pensare e dell’operare e l’aggiustatezza e disinvoltura delle difese. E basta che uno si mostri sensibile alle punture o abitualmente o attualmente perché gli altri più s’infervorino a pungerlo e annichilarlo. Oltre di ciò in qualunque modo il vedersi sempre in derisione per necessità produce una disistima di se stesso e dall’altra parte un’indifferenza a lungo andare sulla propria riputazione. La quale indifferenza chi non sa quanto noccia ai costumi? E certo che il principal fondamento della moralità di un individuo e di un popolo è la stima costante e profonda che esso fa di se stesso, la cura che ha di conservarsela (né si può conservarla vedendo che gli altri ti disprezzano), la gelosia, la delicatezza e sensibilità sul proprio onore. Un uomo senz’amor proprio, al contrario di quel che volgarmente si dice, è impossibile che sia giusto, onesto e virtuoso di carattere, d’inclinazioni, costumi e pensieri, se non d’azioni.

Io credo che la nostra incapacità di collaborare, di aiutarci reciprocamente sia molto penalizzante. Siamo sempre pronti a rimbeccarci, a escludere l’altro e a sentirci migliori l’uno dell’altro. Incapaci di essere gruppo, di costruire in gruppo, di elaborare insieme.

Ma se qualcuno litiga,  se c’è una gara, una corsa, una competizione siamo sempre pronti e curiosi di sapere chi vince e chi perde.

E’ una logica che porta a perdere in tanti con qualcuno che se la ride …

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