“Non sento di essere suo padre.”
“e del resto da quel figlio ha preso le distanze ormai da anni: è dal 1995, ha detto, di non avere contatti con lui, dal giorno del 16esimo compleanno del ragazzo. A troncare i contatti è stato proprio Anders: «Non abbiamo mai vissuto insieme – ha precisato Jens Breivik -, abbiamo avuto solo qualche contatto quando era bambino.”
Queste sono le dichiarazioni del padre di Anders Breivik, l’uomo che in Norvegia ha sterminato una settantina di ragazzi indifesi.
Non sono riuscito ad avere molte notizie della biografia di questo ragazzotto la cui lucida follia ha causato tante vittime.
La madre e la matrigna (ex seconda moglie del marito) si sono nascoste per evitare le domande dei giornalisti.
Sappiamo poco, ma sappiamo per certo che la relazione con il padre era interrotta dall’adolescenza di Anders.
Il padre ha la GIUSTIFICAZIONE pronta: non sento di essere suo padre (!!!)
Eppure è suo padre.
Essere padri richiede un certo impegno. Se lo è mai chiesto il Sig. Jens Breivik ?
Perché poi è possibile che un figlio, pur di farsi notare da suo padre, uccida tanti ragazzi, suoi ex coetanei che magari hanno una gioventù serena, con il sostegno delle loro famiglie, che li mandano fiduciose al campeggio laburista.
Per quanti anni la mente di Anders Breivik ha covato odio e rancore per un padre reale ma assente?
Avrebbe potuto raggiungerlo, chiedergli aiuto? Forse sì. Però, bisogna notare che anche il padre non pensa che avrebbe dovuto rivolgersi a lui prima di agire con la tremenda violenza che tutti conosciamo, ma che avrebbe dovuto suicidarsi piuttosto che uccidere tante persone.
E dice semplicemente che adesso non lo vuole mai più rivedere.
Evidentemente anche quest’uomo fugge dalla realtà e preferisce cancellarla piuttosto che confrontarsi con essa.
Ho letto di complotti contro la Norvegia ed altre ipotesi più o meno fantasiose. Non so, non credo. Ma tutto è possibile in questo mondo ormai incomprensibile. Resta il fatto che a compiere queste azioni è stato un uomo. Manovrato e istigato? Chissà?
Ma è lui che ha guardato in faccia quei ragazzi e ha premuto il grilletto.
Nel fare qualche ricerca mi sono imbattuto in uno dei suoi miti: Vlad Tepes l’Impalatore.
La sua storia si interseca tra leggende di Dracula e la Transilvania e lotta contro l’avanzata dell’impero Ottomano.
Anch’egli fu consegnato dal padre Dracul come ostaggio al sultano nel 1444 all’età di 13 anni. Non penso che il giovanissimo Vlad abbia potuto capire e apprezzare il gesto del padre …
Un’altra separazione dal padre nel corso dell’adolescenza che innesta una spirale di violenza inaudita.
Fu educato dai turchi all’arte della guerra e, in mezzo alle storie rocambolesche del 1400, diventò infine Principe di Valacchia.
Riporto un passaggio di Wikipedia per comprendere la brutalità di quest’uomo:
“Dracula apprese questa forma di supplizio (l’impalamento) dai turchi, adattandola poi alle sue più specifiche richieste: creò metodi diversi per impalare i ladri, i guerrieri nemici, gli ambasciatori del Sultano, i traditori ecc.
- I ricchi venivano impalati stendendoli più in alto degli altri o facendo ricoprire l’asta d’argento.
- Per i mercanti fece incidere delle tacche sull’asta, al fine di aumentare il tempo dell’agonia.
- Nella città di Sibiu, nel 1460 Vlad Ţepeş fece impalare 10.000 persone, e cosparse alcuni corpi con miele per attirare ogni tipo di insetto.
- Le donne macchiatesi di tradimento nei confronti del marito venivano impalate davanti alla loro casa.
- Nel 1459, durante il giorno di san Bartolomeo, a Braşov, Dracula fece invitare a palazzo alcuni mercanti che avevano mostrato odio e disprezzo nei confronti della sua persona. Decise di farli saziare di cibo e, quindi, fece sventrare il primo e obbligò il secondo a mangiare ciò che il collega, ormai senza vita, aveva nello stomaco. L’ultimo mercante venne fatto bollire e la sua carne fu data in pasto ai cani.
- Nel 1461 due ambasciatori del Sultano turco Mehmed arrivarono nel palazzo, poiché quella era l’occasione per Vlad III di fare la pace con il sultano Mehmed che era il suo nemico più potente e il cui impero musulmano poteva distruggere la Valacchia senza il minimo sforzo. Quando si prostrarono ai piedi di Vlad III chinarono la testa in segno di rispetto, ma non si vollero togliere il turbante perché rappresentava il simbolo della loro religione. Ma quel gesto fu fatale, perché era un segno di disprezzo per Dracula, che irritato da quel gesto, ordinò di inchiodare il turbante alla testa degli ambasciatori.
- Lo stesso Dracula amava assistere all’agonia dei suppliziati, tanto da prendere l’abitudine di banchettare in mezzo alle forche su cui erano gli impalati.
Sempre nel corso di queste ricerche ho trovato un sito dedicato ai serial killer, dove troviamo calendari di serial killer e storie di moltissime persone che hanno commesso numerose atrocità. A giudicare dalla sola esistenza del sito non sono poi rarissimi i cultori dell’omicidio e neanche i malati di mente…
Insomma, per farla breve, possiamo osservare come una grave carenza nel rapporto con il genitore omologo può condurre ad una totale anestesia del sentimento (altrimenti non si spiega la freddezza nell’uccidere e nell’osservare le sofferenze altrui nella più totale indifferenza) e, nelle situazioni peggiori al verificarsi di tremendi delitti.
E’ evidente la carenza del rapporto primario:
Detto questo possiamo pertanto anche affermare che queste persone sono certamente colpevoli di orrendi delitti, ma anche vittime della loro malattia, una malattia che purtroppo ha gravissime conseguenze su numerosi innocenti che non hanno alcuna possibilità di scampo.
Ma veniamo adesso al nostro termine di paragone: Silvio Berlusconi.
Nella sua biografia si legge: (PAG. 4)
“NEL NOME DEL PADRE
La grande personalità di Luigi Berlusconi ha inciso profondamente nella vita del fondatore della Fininvest. Per Silvio è stato un genitore, un consigliere, un amico. E fino all’ultimo giorno è stato al suo fianco.
Padre severo, ma affettuoso e poi amico e consigliere, Luigi Berlusconi è una presenza centrale nella vita di Silvio …”
E anche quando Silvio dedica la vittoria del suo Milan al padre leggiamo Silvio che ricorda quando andava con il papà allo stadio (PAG.19):
“E finalmente, la mano nella mano, eccoci là all’entrata dello stadio, l’Arena o San Siro, e io a farmi piccolo piccolo per profittare di un solo biglietto in due”
In questo passaggio vediamo che Silvio, mano nella mano con il papà, confessa ingenuamente di avere appreso da lui l’arte della furbizia. Quel “farsi piccolo piccolo” che gli permette di non pagare il biglietto.
Possiamo chiederci oggi quanti biglietti non ha pagato e non vuole pagare il nostro “buon” Silvio facendosi piccolo piccolo?
E tra questi conti che Silvio non vuole pagare, ci sono morti altrettanto inutili? Morti per incuria? Morti per distrazione? Morti di cui i responsabili vengono coperti? Morti che hanno procurato denaro a chi poi si è dedicato a ricostruire le vite distrutte? Morti che nessuno può imputare al nostro Silvio, di cui neanche lui si sente colpevole.
Stefano Cucchi, per esempio. Quando morì il suo ministro La Russa dichiarò: ” di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione”.
E Berlusconi dov’era? Si faceva piccolo piccolo e non pagava il biglietto.
Quante storie possiamo raccontare dove abbiamo avuto morti anonime, ma Silvio mai nessuna responsabilità, nessuna complicità, niente, mai niente di niente. Ne esce sempre immacolato.
Ma allora dove sta la differenza?
Andres Breivik è una vittima malata che ha ucciso perché non ha trovato altra soluzione alla sua follia.
Silvio Berlusconi ha avuto una relazione forte con suo padre, a quanto afferma lui stesso, e pertanto ha una forte personalità e potrebbe anche scegliere di non uccidere, di non essere complice, di non coprire i misfatti e le morti inutili del nostro paese, ma non lo fa.
Lui si fa piccolo piccolo, ha imparato così a farla franca. Silvio ha la libertà di scelta e sceglie male. Ha tutte le sue responsabilità, ma riesce sempre a nasconderle grazie al suo potere.
Breivik fa tanta rabbia e tanta pena, e comunque si trova in galera. Egli ha ucciso senza pietà, accecato da un delirio.
Berlusconi fa tanta rabbia, ma a me non fa alcuna pena. Fa soltanto orrore.
Egli uccide senza mostrare a nessuno la propria responsabilità, probabilmente neanche a se stesso.
Infatti nessuno lo accusa, a parte qualche parente di povera gente uccisa “dal Fato”.
Ci sono anche i casi contrari, cioé il padre pazzo e il figlio normale. Questo a dimostrare che l’influenza comportamentale può anche non c’entrare nulla. In alcuni casi si, ma nella maggior parte no.
Penso che in questo caso non c’entri assolutamente nulla.
Un figlio idiota resta idiota a prescindere dall’educazione del padre, che può essere presente, assente, buono o cattivo.
È sbagliato dare delle responsabilità al padre solo perché é colui che ti ha messo al mondo. Sarà anche il padre, ma non certo il padre eterno.
Ciao Jettero. Evidentemente non mi sono spiegato bene.
Riporto nuovamente la citazione:
“Per quanto malato, deteriorato e, peggio ancora, defunto, il genitore omologo è l’albero sul quale è germinato e si è sviluppato il frutto miracoloso di una figlia, di un figlio, e al quale nessuno potrà mai sostituirsi.”
Non ho affermato che il padre è responsabile delle azioni del figlio. Anzi questo è ciò che comunemente si fa, soprattutto in ambito scolastico, attribuendo alle famiglie le colpe delle carenze degli studenti.
Purtroppo è un luogo comune abbastanza diffuso che spesso ci fa trovare genitori talmente colpevolizzati da fare fatica a rendersi disponibili per i propri figli.
Le notizie che abbiamo sulla famiglia Breivik sono talmente scarse che è impossibile azzardare anche soltanto una ipotesi sulle ragioni di questa lontananza tra padre e figlio.
Resta comunque questo dato macroscopico.
Nei casi osservati nel corso del lavoro di ricerca e di analisi del C.I.R.S.O.P.E. è sempre apparso che la causa della incapacità di accedere al rapporto d’amore con il genitore omologo da parte dei figli è da ricercare nelle interferenze che hanno disturbato questo rapporto primario, di fondamentale importanza per la formazione dell’identità.
Il più delle volte sono i figli che rifiutano il genitore omologo.
Comunque la ricerca del C.I.R.S.O.P.E. ha mostrato come la causa della malattia mentale sia proprio da ricercare nelle difficoltà ad accedere al rapporto d’amore con il genitore omologo.
Il discorso andrebbe approfondito e lo spazio del blog non è proprio l’ideale …
Ripeto: non cerchiamo colpe nei genitori.
Tuttavia un rapporto d’amore con il genitore omologo è di vitale importanza per ognuno di noi.
Come può un frutto crescere senza essere fortemente attaccato all’albero?
Giosby, pur essendo ignorante in materia, questa tua analisi mi sembra si adatti assai bene alla personalità di S.B.
Un bambino che ha visto nel padre un modello da imitare, convinto che il mondo sia dei furbi, ove tutto è lecito pur di eccellere.
A mio parere S.B. ha una personalità assai disturbata ed il suo ‘IO’ ha perso ogni controllo.Per questo mi chiedo se non ci sia il modo ,da parte di un’alta carica dello Stato, di farlo interdire. SOGNI!
CRISTIANA
Ciao Cristiana, io non credo che Berlusconi sia mentalmente disturbato, anzi penso che proprio grazie alla forte relazione con suo padre abbia una forte personalità, una grande determinazione ed una invidiabile energia.
Detto questo, però, penso che egli, grazie anche alla sua lucidità, ha anche la capacità di scegliere e di decidere.
Cerco di spiegarmi meglio: ogni figlio può nutrire un grande affetto e un grande rispetto per il proprio padre, e questo è una garanzia di sanità mentale, anche se il padre è una persona con mille problemi e mille difficoltà.
Ciò non toglie che ognuno di noi possa anche avere un atteggiamento critico nei confronti dei propri genitori, e andare oltre i loro limiti e le loro carenze.
Cioè, per semplificare, se un genitore ti permette di crescere sano grazie alla relazione d’amore con lui, non necessariamente il figlio deve imparare a rubare se suo papà è un ladro.
Anche Berlusconi, nella propria immagine pubblica, si è trasformato negli ultimi anni da uomo tutto” lavoro e famiglia” ad assumere una immagine di grande “puttaniere” super eroe del bunga bunga.
D’altra parte le azioni e le scelte di Berlusconi hanno moltissime conseguenze sulla vita di un grande numero di persone, e spesso sono in gioco la vita e la morte.
E dunque, a quel livello di potere, si può scegliere tra onestà e disonestà, tra bugie e verità.
E la scelta di Berlusconi è una scelta cosciente, non pregiudicata da un disagio mentale.
E perciò trovo le sue scelte e le sue bugie molto più riprovevoli delle deliranti “verità” di Breivik, il quale con ogni probabilità, nella sua debolezza mentale, non ha avuto alcuna possibilità per liberarsi dalla sua scelta di delirio onnipotente.
P.S. scusa il ritardo nella risposta, ma ultimamente il tempo per il blog è davvero pochino…