Il 16 Ottobre 1998 ci lasciava Vittorio Volpi.
Il ricordo che ho di lui è nitido. Il suo sguardo dritto, la sua stretta di mano solida, la sua voce pacata e sicura.
Il suo passo che procede affiancando la sua grande sensibilità. La sua partecipazione ai tanti eventi drammatici che accompagnano il nostro lavoro.
La cautela e la prudenza indispensabili per incontrare le altre persone. La necessità di essere sempre vigili e, nello stesso tempo, rilassati, attenti e lucidi.
La confidenza che piano piano ho imparato ad avere con i miei sentimenti, accettandoli e riconoscendoli.
Distinguendo tra quelli che mi appartengono e quelli che arrivano dalle situazioni più disparate.
Per me conoscere il Dott. Volpi è stato un privilegio che mi ha permesso di affrontare le tante vicissitudini della mia vita con una luce supplementare, come se un percorso prima buio prendesse piano piano forma.
Tutto questo è avvenuto con semplicità, senza voli pindarici, senza paroloni incomprensibili. Ma toccando con mano ciò che passava sotto il mio naso senza rendermene conto.
La semplicità è l’aspetto forse più caratteristico di Vittorio Volpi. La sua grande capacità di comunicare e mostrare sentimenti preziosi in modo semplice e immediato, ma inequivocabile.
Comprendere che moltissime persone, anche le più umili, hanno la possibilità di utilizzare gli strumenti psicanalitici per stare meglio, avere un beneficio insieme alle persone che amiamo, o a coloro che sentendo una disponibilità emotiva si rivolgono a noi cercando un aiuto.
Questa è la più grande eredità che mi ha lasciato Vittorio. Un’eredità di cui rimarrò sempre grato.
Ciao Vittorio.
TESTIMONIANZE
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Susanna
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Care colleghe, cari colleghi,
come sapete, oggi 16 ottobre ricorre il 10° anniversario della scomparsa di Vittorio Volpi.
Sentiamo di non dover aggiungere altro a quanto intensamente scritto da Giorgio, Marina e Susanna.
Vorremmo pertanto ricordare ed evidenziare la vitalità degli strumenti che Vittorio Volpi ci ha trasmesso, invitando ciascuno di voi a inviare ai colleghi un messaggio in forma di metafora.
Da parte nostra trovate in allegato un racconto dal titolo “La Leggenda del Bosco Incantato”.
Un caro saluto a tutti
Laura Stellatelli e Marco Fiorini
La Leggenda del Bosco Incantato
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Ciao a tutti.
Sono Stefano: non voglio dire cose già da me dette su Vittorio e di come
l’incontro con lui ha cambiato la mia vita.
Posso aggiungere però che tale incontro non è stato solo quello con
una persona eccezionale, ma soprattutto è stato l’incontro
con quella parte di me più nascosta e migliore, che mi
ha restituito la pienezza della mia persona e che mi ha permesso di accettare
anche gli aspetti più critici e problematici di me stesso.
Ciao a tutti, ciao Vittorio.
Stefano De Luca
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Ciao a tutti,
Vorrei fare anche io la mia parte nel ricordare il dott. Volpi portando alcune cose che ora rammento con il sorriso sulle labbra. Partendo dal ricordo di Giorgio Mancuso che parla della stretta di mano, credo di essere stato uno degli ultimi a potergliela stringere, perche negli ultimi anni Vittorio non poteva più dare la mano visto che aveva delle forti screpolature e nonostante questo ogni incontro con lui non ti lasciava certamente indifferente. Ricordo altre cose buffe come le sue camice a quadrettoni, di una semplicità disarmante, il suo zainetto con cui ripartiva dopo aver chiuso lo studio e mi superava in corsa dopo aver terminato la mia seduta con papà; lo studio che era sommerso di carta e le sedie di legno a dispetto di tutta la formalità e la facciata con cui ci poniamo verso il mondo esterno. Vittorio mi ha fatto innamorare del mio lavoro, insegnandomi l’impegno e dedizione verso i nostri pazienti, che lui una volta ha riassunto con la frase: “se ami veramente i tuoi pazienti, spediscili tra le braccia del loro genitore”. Le gite in montagna per fare ricerca, le supervisioni kilometriche, la visione di alcuni film “allucinanti” nel cinema di via de amicis, le ultime giornate di studio che mi hanno permesso di scrivere relazioni che sono state poi pubblicate. Sicuramente l’ho incontrato in uno dei suoi periodi maggiormente prolifici e quindi ho potuto imparare tanto dalla sua esperienza, tante volte mi ha fatto arrabbiare perché mi sembrava di una disorganizzazione pazzesca (come nell’organizzazione delle giornate di studio), ma molte sue frasi sono rimaste come delle pietre miliari e si sono pian piano sedimentate nel mio cuore, nel mio modo di vivere e sentire la professione e i rapporti umani.
non ho mai più trovato in altre realtà lavorative la stessa dedizione e impegno o per meglio dire qualità nell’aiutare le persone sofferenti, per quanto abbia fatto altri percorsi formativi che mi hanno reso un pò più eclettico, sono sempre tornato alle radici, perché quanto mi ha trasmesso ha un valore di unicità irripetibili.
Ti saluto Vittorio, e un saluto anche a tutti i colleghi con l’augurio che si possa proseguire nel diffondere il suo messaggio.
Fabrizio
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Carissimi Colleghi, con un po’ di ritardo inviamo il nostro contributo in
ricordo di Vittorio Volpi, con la speranza che presto si possa condividere
e rendere visibile lo stato “dell’ arte”, trasformando il freddo blocco e
la fatica a comunicare in qualcosa di più fluido e caldo …
Un saluto a tutti voi.
Associazione A.st.ri.d (Simona Carlevarini, Maria Casiraghi, Carmen
Greco,Giovanni Ponzoni, Elena Rovagnati).
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A Giorgio Mancuso,che ringrazio per avermi dato la possibilità di ricordare il dott Volpi, nonchè a tutti i colleghi.
Oggi, 16 ottobre, ricorrendo il decimo anniversario della morte del dott Volpi, voglio ricordarlo nel periodo della malattia. In quel periodo che il dott Volpi affrontò con umiltà, pazienza e coraggio. A testa alta e con grande dignità.
Lui che era l’uomo della parola fu ridotto dalla malattia al silenzio.
Lui che era l’uomo dell’azione si sentì costretto all’impotenza.
Lui che aveva conosciuto la fatica, la passione e il fervore della ricerca scientifica, ma anche la soddisfazione per i risultati operativi conseguiti, si vedeva finito. Obbligato a fare i conti con una condizione di apparente fallimento.
Io però, che in quel periodo mi recavo quasi quotidianamente a dettargli delle poesie al computer affinché egli rileggendole, potesse riprendere l’uso della parola, ebbi l’impressione che, proprio nell’accettazione della propria dolorosa realtà, il dottor Volpi desse prova della sua grandezza d’animo.
La sofferenza, infatti, lungi dal domarlo-continuò a presenziare alle sedute condotte dalla dott.ssa Camana, ed era ancora lui l’analista, anche se parlava lei- favorì in lui, allenandolo alla pazienza, un’ulteriore maturazione umana. Fu l’occasione di un processo di intima purificazione e quindi di una profonda crescita interna.
Di un’esperienza che lo condusse, a mio avviso, a non temere la morte. A considerarla, anziché un’angosciante visitatrice, un’amica attesa con gioia, in quanto la stessa, invece di fargli del male, lo avrebbe introdotto in un mondo in cui ogni lacrima viene asciugata. In cui si sarebbe compiuta la di lui piena realizzazione.
Proprio perché mi sembrò di intuire tutto ciò, diedi da leggere al dott Volpi, nella speranza che lo confortasse, la seguente preghiera:
“Non voglio pregare d’essere protetto dai pericoli,ma di sfidarli impavido.
Non voglio implorare alleviamento di pena,ma amore per vincerla.
Non voglio cercare alleati nella battaglia della vita,ma il mio rinvigorimento.
Non voglio gemere nell’ansioso timore di non salvarmi,ma spero di avere pazienza per ottenere la mia redenzione.
Concedimi di non essere codardo sentendo la tua misericordia soltanto nel mio successo,ma di riconoscere il soccorso della tua mano anche nella mia sconfitta”.
A distanza di tanti anni voglio celebrarne quindi l’esempio e l’insegnamento. Voglio rendergli omaggio ed esprimergli ancora una volta la mia riconoscenza, giacchè,se da tanti anni vivo costantemente unita all’amore della mia mamma, lo devo a lui che, se fu per me strumento di salvezza, mi ha consentito-e consente- di essere a mia volta strumento di salvezza per tante persone che ricorrono al mio aiuto.
Maria Grazia Palestra, Como 16.10. 2008
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16 ottobre 1998 Il coraggio del cambiamento.
A dieci anni dalla sua morte,fra i ricordi personali dominano ancora quelli dei suoi ultimi quaranta giorni su questa terra.
Affiancandolo nel lavoro,speravo,con altri operatori,che potesse recuperare la salute e restare qui.
Fu la sua estrema lezione di coraggio e di amore per la vita,che spero di non dimenticare mai.
Poi c’è il ricordo di tutti i giorni, nel lavoro,ove ritrovo ciò che egli insegnò a ritenere importante:
la possibilità di approfondire oltre misura la ricerca nel campo dell’identità personale,
gli strumenti che mise a punto,
i risultati che verificò e che i suoi allievi possono continuare a verificare,
i benefici che ne ebbero tante persone in difficoltà,e che potranno avere,tanti altri,oggi e in futuro,avvalendosi del rapporto col proprio genitore omologo.
A chi l’ha conosciuto potrebbe dispiacere che egli non abbia ricevuto, in vita,un riconoscimento dalla comunità scientifica adeguato all’entità delle sue scoperte,che pure condivise e comunicò con tutti i mezzi possibili. Mi rendo conto che ciò avviene spesso,in ogni campo di ricerca, quando qualcosa di nuovo anticipa ciò che poi diverrà evidente.Allora ripenso alla prospettiva in cui egli ne parlava:”Anche se un solo bambino ne avrà beneficio,ne sarà valsa la pena”.
Dato che sono già molti,bambini e adulti,che ne hanno beneficiato,anche adesso “ne vale la pena”.
Perciò la mia gratitudine personale,non solo per avermi introdotto a un lavoro che non smette di entusiasmarmi,ma,ancora di più,per avermi avviato a riscoprire ogni giorno la fiducia nelle potenzialità del rapporto con mia madre,si unisce idealmente alla ritrovata fiducia in sé di coloro che ricevono conferma d’identità dal rapporto col loro genitore omologo. Sia chi era stato colpito dalla malattia psichica endogena,sia chi aveva conosciuto la malattia psichica esogena.
Speriamo dunque,come suoi allievi,di ricordarlo,e farlo ricordare,in continuità con lo slancio che egli potè imprimere alla ricerca scientifica per la promozione della salute mentale.
Accludo il profilo biografico tratto dagli atti delle Giornate di Studio del 1997 e 1998,di prossima pubblicazione presso Analisi Psicologica,a cura del Centro Italiano di Ricerca Scientifica Operativa nella Psicanalisi e nell’Educazione.
Giovanna Camana 16 ottobre 2008
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(Dott Vittorio Volpi. Nota biografica a cura del C.I.R.S.O.P.E.
Da”La causa della malattia psichica nei bambini e negli adolescenti:come si previene ,come si cura,come si guarisce”,atti delle giornate di studio del 6,7,8,dicembre 1997Milano,di prossima pubblicazione)
Vittorio Volpi
Nato a Milano l’1-11-1936,ove risiede fino alla scomparsa il 16-10-1998,laureato in lettere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e specializzato in Psicologia presso lo stesso Ateneo,a seguito dell’analisi personale esercita l’attività di psicoanalista.
Studioso e ricercatore attento e appassionato,pur giovandosi delle supervisioni più prestigiose del momento,e apprendendo l’approccio sistemico direttamente dalla dott.Selvini Palazzoli,persegue una costante ricerca intorno al problema della sofferenza psichica,con particolare riferimento ai disturbi molto gravi,per i quali la psicoanalisi risulta inadeguata,e attua perciò una rigorosa,pluriennale,osservazione, sia sui versanti psicosociali che intrapsichici,elaborando così,dal punto di vista della psicoanalisi,insieme ad alcuni altri ricercatori,i dati che discipline e fenomeni culturali emergenti propongono in quel periodo storico.
Nasce così,nel 1975,il Centro Studi di Psicoterapia e Psicodinamica dell’Educazione,che prenderà,molti anni più tardi,il nome di Centro Italiano di Ricerca Scientifica Operativa nella Psicanalisi e nell’Educazione.
Alle molte attività rivolte alla cura dei disturbi psichici si affianca una continua ricerca operativa rivolta alla promozione della salute mentale,applicando e approfondendo le intuizioni iniziali dello scienziato sulla genesi ed evoluzione dei disturbi,in ordine al problema centrale dell’identità personale.
L’osservazione sulle due modalità di rapporto, compresenti e disgiunte,presenti in ogni aspetto della vita personale e sociale,chiamate modalità simbiotica e modalità economica, e del loro interagire nella vita di ciascuno,consente di mettere a punto un approfondimento sui rapporti primari che sono all’origine affettiva e psicologica dell’essere umano,e mettere in luce l’importanza del rapporto con il genitore omologo,che diviene,nella pratica clinica del Centro,il fulcro del trattamento.
Mettendo al centro del setting un rapporto vivente anziché un soggetto singolo,(il genitore omologo in persona,quando vivente,è presente nella seduta) l’applicazione degli strumenti operativi della psicoanalisi è anch’essa trasformata,e così pure la formazione degli operatori,ai quali si chiede di fare la medesima verifica del rapporto col proprio genitore omologo e di imparare ad applicare i consueti strumenti di lavoro al nuovo contesto.
Anche l’analisi in coppia,(che ha le medesime caratteristiche, di giungere ad avvalersi,ciascuno dei partner, del rapporto col proprio genitore omologo,procedendo in questo cammino insieme al proprio partner),già messa a punto per i trattamenti degli adulti in coppia,viene applicata alla formazione.
Con la Scuola di Psicanalisi,annessa al Centro,(e in seguito ripresa in più gruppi ad opera di vari allievi del dott.Volpi),la formazione di numerosi operatori consente di esplorare i vari aspetti del lavoro in équipe,e prendere in carico casi molto complessi.
Il rigoroso approfondimento dei principi finora verificati porta ad un’applicazione metodica e coerente, nel campo clinico,riguardo ai genitori protagonisti della cura clinica dei propri figli ammalati.
A questo sviluppo del metodo si stava dedicando il dott.Volpi,quando l’ha colto la morte.
All’approfondimento in campo clinico si è sempre affiancata la ricerca operativa nel campo dell’educazione, della prevenzione e della promozione della salute mentale.
La rivista Analisi Psicologica,edita dal Centro e da lui diretta,è stata il principale veicolo di divulgazione,insieme a Corsi e Giornate di studio,dei risultati della ricerca.
Due Cooperative sociali,fra i vari gruppi ed organismi sorti in questo ambito,sono sorte con l’intento di portare i benefici di questi tipi di intervento agli utenti dei vari servizi istituzionali preposti al recupero e alla promozione della salute mentale.
Bibliografia:
Autorità e socializzazione-Analisi Psicologica 1978
Volpi V. “Manuale di psicanalisi dell’età evolutiva”, Milano, Analisi Psicologica, 1984.
Volpi V. “Manuale di psicanalisi del rapporto di coppia”, Milano, Analisi Psicologica, 1988
Volpi V. “Bambini e adolescenti che soffrono. Il disagio psichico in età evolutiva”, a cura di V. Volpi, Padova, Sapere, 1997.
“Rapporto di coppia e salute mentale dei figli”, atti delle giornate di studio, Milano 7 e 8 Dicembre 1996, Milano, Analisi Psicologica, 1998, a cura di V. Volpi
Grazie a chi ha ricordato Vittorio Volpi.
Queste testimonianze sono una prova di quanto sia viva la memoria di coloro che lo hanno conosciuto.
Egli ha indubbiamente lasciato un segno indelebile.
Spero soltanto che da queste prime pietre da lui così faticosamente poste nel terreno della psicanalisi possa erigersi un giorno un luogo sicuro di pace e di rifugio per coloro che soffrono.
Questo è il mio augurio per coloro che continuano a lavorare e a ricercare alla luce delle sue ricerche.